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Dopo tre anni dal suo arrivo, il fallimento sportivo della gestione di Red Bird al Milan può finalmente essere definito fattuale. Non esistono più sottili distinguo, scuse, attenuanti o maledizioni contro la dea Eupalla a beneficio di questa proprietà e della dirigenza scelta da essa: tre anni sono più che sufficienti per giudicare negativamente — o positivamente — la validità di un progetto sportivo, per lo meno se il tuo nome è A.C. Milan. La violenta contestazione di stasera dell’intero stadio durante tutta la gara, è stata sacrosanta. Non c’è più nulla da tutelare o da sostenere ormai, le partite che restano, per quanto mi riguarda, saranno poco più che amichevoli. A esclusione ovviamente dei due derby di Coppa Italia, trofeo che certamente non vinceremo, ma che bisogna provare a vincere, se non altro per salvare quel barlume di dignità rimastaci. Fermo restando che, anche qualora riuscissimo nell’impresa per qualche bizzarra congiunzione astrale, il giudizio estremamente negativo sulla gestione Red Bird non cambierebbe di una virgola.

La partita di stasera l’ho approcciata con un certo distacco, come un’amichevole di lusso, appunto. La Lazio ha ampiamente meritato il vantaggio nel primo tempo, contro il solito Milan senza idee, pasticcione, poroso in difesa e nullo in attacco. Già alla mezz’ora Conceicao si è stufato di un arruffone e dannoso Musah e lo ha sostituito con Joao Felix, riproponendo quei Fab Four che tante partite ci avevano fatto perdere in precedenza. Nel secondo tempo l’idea si è rivelata tuttavia, se non vincente, almeno migliorativa. Le cose sono cambiate, con i rossoneri più intraprendenti e pericolosi (sempre individualmente, mai di squadra) e una Lazio velenosa in contropiede. A un certo punto ci si è messo anche l’arbitro a mettere i bastoni fra le ruote, espellendo Pavlovic per un fallo palesemente da cartellino giallo; è una persecuzione arbitrale, ma ormai siamo abituati anche a questo e non ci incazziamo neanche più. Ciò nonostante, dopo svariati tentativi, attacchi mancati, grossi rischi di subire il raddoppio, il Milan è riuscito a pareggiare con una splendida, sorprendente zuccata di Chukuweze, mandato in campo da un Conceicao ormai prossimo alla disperazione. Allo scadere, secondo un copione ormai familiare e collaudato, la Lazio è riuscita a vincere la gara con un rigore molto dubbio — e stavolta devo ammettere che mi sono incazzato un tantino di più rispetto all’espulsione di Pavlovic.

Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, ma ormai siamo fuori da tutto, in fondo sarebbe cambiato poco. Giudizi sui giocatori e l’allenatore non ne do. Come ho detto, era per me soltanto un’amichevole.

4 commenti su “MILAN-LAZIO 1-2

  1. Come ho scritto a fine partita, non ho mai tifato contro, e quando dico mai dico mai mai mai mai (cit. Boldi), ma in queste condizioni non riesco a sperare niente per questa società se non che affondino nella loro merda.

    Marcovan scrive che “bisogna provare a vincere, se non altro per salvare quel barlume di dignità rimastaci“. Non sono d’accordo perchè verrebbe cavalcata da loro come un successo e non devono avere neppure questo appiglio. Ripeto, devono affogare nella loro merda.

    Sulla partita è meglio non parlare nemmeno, tanto era giustamente un’amichevole. Però vedere le quattro o cinque imbucate della Lazio nel primo tempo, l’insipienza di Pavlovic, Theo e Jimenez sul primo gol rendono ampiamente l’idea dello sbando che regna in questa squadra. È la terza partita in otto giorni che perdiamo per due a uno. Siamo al nono posto e stiamo per essere sorpassati anche dall’Udinese. La contestazione di questa sera deve essere molto più dura ed estesa perchè gli irriducibili del tutto va bene non muoiono mai (andatevi a leggere le farneticanti considerazioni di rossonerocoglionesemper.).

    P.S.: Vedere affondare il Milan con quelle maglie mi ha fatto meno male perchè mi sono illuso che non fosse il mio Milan. VERGOGNA!!!

  2. le premesse per il tonfo finale c’erano tutte. E non c’era nemmeno bisogno di interpretarle.
    1 – l’annuciata prosecuzione della protesta dei “partners”, la sacrosanta protesta di coloro che in svariati modi rendono felici le casse di questi scappati di casa ormai ridotti a macchiette per meme e prese per il culo in ogni salsa;
    2 – formazioni raffazzonate a fantasia, con gente in campo che non sa nemmeno cosa deve fare e come farlo;
    3 – un allenatore che non sa trasmettere le giuste frequenze a questi somari e si incolpa e discolpa ad gni intervista;
    4 – una quarta divisa lontana anni luce dai nostri colori naturali. Il Botswana ne ha una di migliore cromia;
    5 – un evidente disegno per eliminare la passione, l’unico sostantivo in grado di rappresentare il tifoso rossonero;
    6 – cancellare la Storia di questo glorioso club per scrivere nuove pagine di vergognosa incapacità;
    7 – mancanza totale di figure di riferimento e che sappiano dare un peso anche politico in Federazione. I risultati sono gli immancabili errori arbitrali, le allucinanti esecuzioni del VAR di turno, le incredibili giustificazioni attribuite all’interpretazione del regolamento, falli che a parità di intensità vengono sanzionati diversamente a seconda dell’esecutore. Vedasi il tuffo del laziale su Maignan, molto simile alla simulazione del cretino Hernandez, ma con risultati opposti.

    Ce ne sarebbero altre, per ora mi fermo qui. Hanno rotto i coglioni, davvero.
    Siamo allo sfinimento, la contestazione andrà avanti ancora a lungo e ne sono felice.
    Non smetterò mai la maglia rossonera, poco ma sicuro, ma sono pronto a non dare più un centesimo a questi cialtroni.

  3. Il problema è che la maglia rossonera sembra sparita in fondo ai cassetti, caro Ghost. Ho sempre sostenuto che mi interessa più il valore di chi la indossa, quella maglia, ma per la miseria, così è troppo. Non è certamente la maglia il nostro problema, però questi obbrori sono uno dei tanti segnali che la nostra identità è stata calpestata.

  4. Per quanto riguarda la maglia , anche il mitico Sertac ha fatto un post facebook a tal proposito.
    Sposo il commento di Marcovan: Non è certamente la maglia il nostro problema, però questi obbrobri sono uno dei tanti segnali che la nostra identità è stata calpestata.

    Se oggi avessimo lo squadrone con Guliit, Rijkaard e Van Basten sti cazzi della maglia. Ci ponevano si il problema, ma finiva là.
    Oggi invece è qualcosa che aggiunge ulteriore fastidio.

    Ieri meritavamo il pareggio che avevamo raggiunto in 10 e mi sono incazzato come una bestia! Un punto non cambiava nulla, ma così invece c’è la consapevolezza che ci sono tutti contro nel palazzo.
    Io non ancora capisco come cavolo funziona il VAR! Per un rigore a nostro favore “non” assegnato dall’arbitro il VAR non può intervenire “perché decisione dal campo”. Mentre ieri sera l’arbitro aveva indicato rimessa dal fondo, quindi aveva visto che “non” era rigore! È stato però richiamato dal VAR.
    È tutto così ridicolo per non dire di peggio. Se vogliono che non dobbiamo più pagare gli abbonamenti, come scrive in qualche modo Ghost, ce lo dicessero che anziché vedere le partite esco, vado al cinema o con gli amici.
    Pagare per essere preso per il culo, scusatemi ma non ci sto!

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