Ho impiegato qualche giorno a elaborare i contenuti dell’attesa conferenza stampa di Zlatan Ibrahimovic nella speranza di individuarci qualcosa d’interessante, ma con scarso successo. L’Operating Manager di Red Bird ha parlato molto dicendo pochissimo, per lo meno non dicendo nulla di nuovo, ripetendo per lo più gli stessi concetti già espressi precedentemente da Gerry Cardinale e Giorgio Furlani in altre occasioni. Nessuna sorpresa da parte mia, ma c’era chi si attendeva chissà quali mirabolanti dichiarazioni da parte di Ibra ed è rimasto deluso: il segreto sarà, d’ora in avanti, tenere sempre ben presente che lo svedese è ora un uomo Red Bird, e che come tale parlerà e agirà.
Zlatan ha spiegato il suo ruolo, o per lo meno ne ha parlato. Onestamente ci ho capito poco, quel “mi occupo di tutto, da Milanello, Casa Milan e Vismara, ma non è un one man show, ognuno ha i suoi compiti” è stato troppo generico. Ma in fin dei conti non è così importante sapere come impiega il suo tempo ora Ibra, a me interessava e piaceva molto, moltissimo, ciò che faceva sul campo; se ora dietro a una scrivania compone poesie, fabbrica aeroplanini di carta o gioca a Spider al computer, per il momento mi lascia indifferente. Ho insomma avuto l’impressione che egli stia ancora imparando il mestiere, di qualsiasi mestiere si tratti.
Quelle che sarebbero potute essere le parti più interessanti della conferenza stampa, ossia la permanenza o meno dei tre big e la trattativa Zirkzee, non hanno invece rivelato alcunché. In estrema sintesi: Theo, Rafa e Mike resteranno, però nel calcio come nella vita non si sa mai; Zirkzee è forte, ma il messaggio per gli agenti in generale è che il Milan tratta e non fa beneficenza (speriamo che quest’ultimo termine non faccia girare troppo gli zebedei a Kia Joorabchian).
C’è stata la conferma che il nuovo allenatore del Milan sarà Paulo Fonseca. Ibra ha spiegato a grandi linee — per la verità in modo poco convincente — il perché di questa scelta rispetto a quella di Conte, ma io non ho potuto fare a meno di ricordare un vecchio amico che al ristorante saltava a piè pari la colonnina delle pietanze nel menù, scorrendo avidamente soltanto quella dei prezzi. La mossa di mandare Ibrahimovic a ufficializzare questa notizia, sgradita alla maggior parte dei tifosi, è stata forse prevedibile, ma astuta. Chiunque altro sarebbe stato vittima di lancio d’ortaggi, pernacchie e insulti sui social, ma lo svedese gode ancora di un certo rispetto presso la tifoseria, anche presso quella frangia più incazzata e scontenta, e l’annuncio è stato accolto tutt’al più da qualche borbottio e scuotimento di capo. Ritengo sia stata una mossa da pompieri, ma una mossa giusta: Paulo Fonseca non c’entra col malcontento dell’ambiente, e non c’entrerà quasi nulla negli eventuali fallimenti della squadra, merita perciò di essere accolto in modo rispettoso. A lui dedicheremo probabilmente un post di benvenuto e buon lavoro nei prossimi giorni.
Per concludere, nulla di nuovo sotto il sole. Personalmente cercherò di approcciarmi alla terza stagione di questa proprietà senza preconcetti, ma alle solite chiacchiere in stile Red Bird dovranno seguire i fatti. Il bilancio del primo biennio targato Cardinale parla di un quinto e secondo posto in campionato, entrambi a distanza siderale dalla prima classificata, una eliminazione nel girone di Champions League, una netta eliminazione ai quarti di Europa League contro una squadra italiana, la Roma, preceduta di ben dieci punti nel torneo nazionale. Risultati soddisfacenti forse per la proprietà stessa, alla quale vincere troppo addirittura annoierebbe, per il presidente Scaroni, che più apre bocca più perde l’occasione per tacere, per quella parte di tifo secondo la quale la squadra è sacra e non si critica, di sicuro non per la maggioranza dei tifosi. Di sicuro non per me, per quel che può contare la mia opinione.
59 commenti su “Le chiacchiere di Ibra”
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Io credo che si debba anche confrontarsi con la realtà, senza masochismi.
Non so casa farà Theo. Tutto è possibile.
Ibra ha detto che l’intenzione del milan è confermarli poi il domani non si promette a nessuno.
Bisogna però, per realtà, tenere presente che se Il Bayern o il City non sono riusciti a tenersi Lewandosky e/o Davids, piuttosto che Gundogan significa che – per tutti – ci sono limiti che non possono essere superati.
Sono poi abbacinato da tanta fede al punto che senza polemica, e anzi con ammirazione, mi torna in mente il Libro dei Re:
“Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non era piovuto sulla terra. 8Fu rivolta a lui la parola del Signore: 9«Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti». 10Egli si alzò e andò a Sarepta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». 11Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». 12Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». 13Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, 14poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: «La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra»». 15Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. 16La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.
Al di là di qualche bizzarra citazione biblica, perdere Theo per evitare di concedergli il giusto, sarebbe una figuraccia di merda, punto. Detto in modo più prosaico, ma sicuramente comprensibile.
E’ ovvio che squadre europee più ricche e ambiziose abbiano un fascino tremendo su calciatori che giocano in serie A.
Per intenderci: se domani arrivasse il Real e offrisse 10 mln a Lautaro, l’argentino butterebbe nel cesso il contratto quasi firmato con le merde e volerebbe a Madrid per guadagnare la stessa cifra ma in contesto MOLTO migliore.
La stessa cosa, ovviamente, vale per Theo.
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Il nostro problema però è che l’Inter almeno ci prova a pagare ingaggi adeguati, noi nemmeno quello.
Riprova ne è che a parametro 0 han perso solo Skriniar, mentre noi Donnarumma, Kessiè, Chalanoglu, Romagnoli. Per non parlare della sanguinosa (seppur comprensibile) cessione di Tonali un anno fa.
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Di calciatori forti sarà pure pieno il mondo, ma se quelli che già hai non sei in grado di trattenerli, hai un problema ENORME.
marcovan… il giusto.
Hai detto poco
Lapinsu,
no ha perso anche Perisic che rivolse critiche severe a Marotta & C che cercavano di trovare un accordo.
Per quello che un “semplice” prolungamento , in cui hanno giurato di essere tutti d’accordo,con Lautaro passano le settimane, idem per Inzaghi.
Mi ricorda il passaggio ” tuttaapost” con Pimco.
E non mi sembra che l’inter sia un esempio virtuoso: se non trovavano due cretini che pagavano +/- 110 milioni per lukaku e +/- 50 milioni per Onana….il peccato alla fine è sempre nell’occhio di chi guarda.
Certo: andasse via sarebbe un problema.
Come disse fece il Sassaroli potrei piangere per quasi trequarti d’ora della prima partita ufficiale senza di lui ( spero).
Butto un altro sasso: ma con Coppa Europa e Coppa America che finiscono a metà / fine luglio, con ila prima giornata di campionato che inizia al 19 di agosto… spero che la serie C ( under23) inizi a metà settembre
Vediamoci questo Indalia Spagna… intanto segna Jovic, #siamoappostissimocosì
Oggi per la gazza immagino che gli azzurri non saranno inter/nazionali… Ma colpa di un bolognese prossimo gobbo.
ieri non l’ho vista, ero fuori a cena.
Mi pare di capire che c’è qualche problema, nonostante il blocco di campionissimi bicartostellati, e l’allenatore che parlava di far vedere che c’è una scuola di calcio anche in Italia.
Guarderò qualcosa giusto per capire cosa è successo.
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ho letto l’articolo di Serafini e lo trovo interessante.
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e anche oggi pioggia e temporali
Non so se in Italia sia un problema di scuola calcistica o di mamme che non sfornano più talenti, magari si tratta di entrambe le cose. Di sicuro fra l’Italia vista ieri e la Spagna c’è un abisso tecnico, tattico e caratteriale. L’uno a zero è un furto, non fosse stato per Donnarumma oggi parleremmo di disfatta.