Era il mese di aprile del 1975. Lo stadio Speroni di Busto Arsizio, quello dei “tigrotti” della Pro Patria, era pieno come un uovo. Io avevo quasi 14 anni ed ero presente, con i miei amici, perché doveva succedere qualcosa di unico: Pelé in campo a fare una “lezione” alle giovanili di Pro Patria, Solbiatese, Inter e Milan.
All’epoca Pelé aveva 35 anni, aveva appena smesso con il Santos ed era andato a chiudere la carriera nei Cosmos di New York. Era in piena forma.
Ricordo come fosse stato ieri, ero a bordo campo dietro la rete, la sua corsetta con il pallone tra i piedi. Il passo felpato, la carezza alla palla che sembrava un tutt’uno con la scarpa. Riuscivi a distinguerle perché avevano colori diversi altrimenti avresti pensato che quella cosa tonda era parte dei suoi arti.
Dispensava tecnica ai ragazzi in campo, che lo ammiravano a bocca aperta.
Ecco, ricordo tutto perfettamente perché si è trattato della realizzazione del sogno di un ragazzino: vedere dal vivo il suo idolo. Lo conoscevo dalla tv, da quella finale del Mondiale 1970 dove vinse il suo terzo titolo mondiale ai danni dell’Italia di Valcareggi.
N° 1, per distacco, in una squadra dei fenomeni di allora. Il solo ricordare certi nomi mi fa accapponare la pelle ancora oggi: Felix, Carlos Alberto, Jairzinho, Rivelino, Clodoaldo, Tostao…
Questo ricordo lo coccolo da sempre ed è il mio preferito perché nell’epoca in cui tutto è accaduto, non c’erano i social, non c’erano gli smartphone pronti a filmare o fotografare ogni attimo, non c’erano dirette tv. C’erano solo gli occhi di un adolescente e spensierato calciatore, o qualcosa di simile, strabuzzati e luccicanti ma attenti a cogliere ogni attimo e a memorizzarlo sapendo che non ci sarebbe stata replica.
Sapete che odio fare classifiche e confronti tra personaggi di epoche differenti. Dico solo che nel momento che vi ho raccontato, c’era solo lui che era chiamato O’Rey. Il calciatore più famoso, l’idolo assoluto.
La storia del calcio è piena di tanti altri “O’Rey” e non li metto certo a confronto. A me piace pensare che ognuno di coloro che ha scritto quell’opera monumentale che è diventato lo sport del calcio, sia da qualche parte a divertirsi e a giocare insieme dispensando spettacolo e arte.
Perché quando parliamo di questi personaggi, siamo di fronte a degli artisti puri e gli artisti puri sono immortali.
Buon viaggio, O’Rey
11 commenti su “Buon viaggio, O’Rey”
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Per me, ragazzo del ’59, Pelè ha rappresentato il calcio di quel periodo. Non avendo però le possibilità attuali, Pelè lo si vedeva poco in TV e si leggevano i suoi gesti sui giornali e giornaletti ma era pur sempre un mito per noi ragazzini. Anzi un mio amico scuro di carnagione, quando giocavamo a palla lo chiamavamo Pelè.
Noi milanisti, in contrapposizione avevamo Rivera e l’amore per i colori rossoneri ci portava a pensare e a dire che se avesse giocato tutta la finale 1970, il risultato sarebbe stato diverso.
Era l’ingenuità e l’amore che nutrivamo per Rivera e per il Milan. Quella partita l’avremmo persa in ogni caso!
Pelè o Maradona? Non so chi sia effettivamente stato il migliore in assoluto, non sono capace di dirlo ma soprattutto non mi va di scegliere tra quei due mostri sacri. Entrambi hanno rappresentato il “calcio” nella versione pura del termine, entrambi provenienti da famiglie poverissime e che con il loro talento sono riusciti a cambiare il corso della loro vita e a far sognare milioni di ragazzini e di fan.
Non sono credente e non credo che Diego sia sceso dalla nuvoletta per accompagnare Pelè nell’altra vita. Però nel nostro immaginario è bello ed emozionante pensarlo e di vederli abbracciati.
P.S. Ghost bello il tuo racconto e soprattutto ti invidio di aver visto giocare Pelè dal vivo. Io posso dire di aver visto Diego (più volte), ma c’ero alla sua prima in assoluto a Pescara, Coppa Italia, dove da terra si inventò un gol che solo lui poteva fare. Lo stadio Adriatico che fino ad allora lo fischiava per timore, si alzò tutto in piedi in un applauso durato svariati minuti.
Complimenti per il post, per motivi anagrafici non ho seguito dal vivo l’epopea di Pelé, ho potuto godere solo di video e frammenti di partite. @zulli condivido il tuo punto di vista sulla diatriba Maradona vs Pelé, non vedo perché si debba per forza eleggere il numero uno a tutti i costi, ma questo vale anche per la diatriba (stucchevole) Maradona vs Messi, è come se nella musica rock volessimo dire chi sono i migliori tra Beatles, Rolling Stones e Pink Floyd, o nel cinema chi è il migliore tra Spielberg e Kubrick, ma come fai..
Altra bella figura di merda.
Mi rompo già i maroni al pensiero che mercoledì, in orario impossibile, si ricomincia.
Pelé era l’alieno, nei ricordi di mio padre.
Giocatore che ai suoi occhi, è stato inarrivabile.
E a mio avviso, al netto di tutto, lo è rimasto.
La dicotomia con Maradona è stata costruita artatamente, per brasile-argentina, per due epoche a confronto, per quel che volete… ma non c’è storia.
Se a Baggio fosse entrato il rigore a Usa ’94, ne parleremmo con gli stessi toni di Maradroga.
Messi e C.Ronaldo sono andati talmente oltre i record da spostare indietro il giudizio sui loro contemporanei, per me l’ipermediaticità dell’epoca ha costruito un mito attorno a due giocatori che nella decade precedente sarebbero stati campioni sì, ma tra tanti.
Di Pelé non si è appropriato nessuno, è patrimonio del calcio, della storia dell’umanità.
Merita il ricordo e l’affetto di tutti, lui sì.
Per questo è il re.
Gli altri, saranno sempre appannaggio di una parte dei tifosi di calcio, non di tutti. Peraltro, alcuni di loro saranno sempre appannaggio di una parte di tifosi che non hanno neanche titolo per appropriarsene (si vedano gli intertristi e i napolisti riscopertisi ultras dell’Argentina).
Viva per sempre Pelé.
Ero davanti alla TV quando Pelè spiccò quel balzo micidiale sulla testa di Burgnich e di testa insaccò alla sinistra di Albertosi. O almeno così mi hanno raccontato, poiché di quell’ultimo mondiale giocato da O’Rey ho solo rari ricordi: il gol di Rivera contro il Messico, una paratona di Albertosi contro la Germania Ovest, il pareggio di Boninsegna e il quarto gol di Carlos Alberto in Brasile-Italia 4 a 1. Di Pelè, stranamente, non ricordo nulla.
Però mi fido ciecamente dei racconti che ho udito e dei filmati visti successivamente. O’ Rey è stato un vero mostro del suo tempo, qualcosa di rivoluzionario. Cosa penso dei confronti fra campioni di epoche diverse l’ho già spiegato, inutile ripeterlo, tuttavia è innegabile che, calcisticamente parlando, ci sia stato un prima di Pelè e un dopo Pelè. Qualsiasi calciatore professionista che abbia ambito o ambirà a diventare il numero uno, ha dovuto e dovrà obbligatoriamente confrontarsi con lui. Credo per sempre.
Memorabile anche la sua partecipazione allo splendido film di John Houston, Fuga Per La Vittoria, con Michael Caine e Silvester Stallone. Lo rivedrò sicuramente a breve.
Bel post, Ghost.
Ragazzi buon 2023 a tutti con tutto il cuore.
Il 2022 si è portato via entrambi i miei genitori, ma in fin dei conti non riesco ad odiarlo, mi ha anche riportato lo scudetto dopo tanti anni.
Certo non ci sono paragoni tra le due cose, ma mi consola il fatto che i miei sono stati insieme per quasi 67 anni e mio padre in fin dei conti, a parte la demenza degli ultimi due anni ha fatto una bella e lunga vita. Dopodomani avrebbe compiuto 97 anni ed io lo ricordo una volta sola in ospedale per una banale ernia.
Per il 2023 mi auguro e vi auguro tanta serenità. Poi per quanto riguarda il Milan ci arrabbieremo, gioiremo e chissà cos’altro ancora, ma non smetteremo mai di amarlo.
Buon Anno a tutti. Domani arriva il nuovo portiere. È un 98, colombiano e si chiama Devis Vasquez. Nome mai uscito da nessuno dei sapientoni. Non so chi sia ma la sola sorpresa mi fa sorridere e sperare bene.
Solo guardandolo in faccia, sembra uno che sappia il fatto suo e dal fisico sembra uno reattivo. Poi naturalmente sarà il campo a dare il suo giudizio.
Come Ghost anch’io sorrido al fatto che nessuno… neppure Ruiu (ah ah ah) ne hanno mai parlato.
Vai Paolinoooooooooo
Per la gioia di Ghost, il portiere colombiano appena preso ha tra i suoi idoli Emiliano Martinez.
(faccine che ridono, ovviamente)
Devis Vasquez è un acquisto in prospettiva e l’unica realtà è che siamo senza un portiere vero non si sa per quanto. C’è chi mette in dubbio il rientro di Maignan anche in Champions.
Mercoledì questa sarà la nostra situazione infermeria: Ibrahimovic, Florenzi, Maignan, Rebic, Ballo-Touré, Messias, Krunic. Mettiamola così: l’emergenza aumenta il livello di attenzione e concentrazione. Tocca pur trovare una nota positiva.