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Sarebbe bello, talvolta, nel giudicare le cose della realtà, avere delle certezze o dei valori assoluti da poter utilizzare come punti di riferimento nelle nostre valutazioni. Non che questi non esistano: se un neonato presenta quattro o sei dita in una mano, sappiamo benissimo che qualcosa di sbagliato è accaduto durante lo sviluppo in grembo, così come, per convenzione, è accettato universalmente il fatto che un metro corrisponda alla distanza percorsa dalla luce nel vuoto durante 1/299792458 di secondo. Ci sono, poi, dei punti di riferimento assai più relativi – ad esempio, chi saprebbe definire più o meno con esattezza la pressione fiscale da applicare in media su ognuno di noi? Possiamo dire 30%? 40%? 42,15%? O forse 42,23%? Qui potremmo discutere per secoli, però possiamo confrontare quello che succede altrove per determinare, grosso modo, se ognuno di noi paga troppo o troppo poco, o una quantità tutto sommato accettabile o ragionevole. Esistono, poi, numerosissimi casi in cui è davvero difficile quantificare e quindi giudicare – pensateci la prossima volta che andate a farvi i capelli: serve davvero quella sforbiciata in più? Oppure, quando avete detto al barbiere di ritoccare ancora quel ciuffo, non è che avete fatto un errore? E le basette, sono lunghe il giusto?

Quello che voglio dire, insomma, è che nell’esprimere un giudizio o nel formulare una teoria c’è sempre, o comunque spesso, la necessità di trovare coordinate, presupposti, postulati o comunque punti di appiglio, altrimenti si corre il rischio di dire cose che lasciano un poco il tempo che trovano. Ad esempio, prendiamo i seguenti quesiti: Krunic e Bennacer, ci servono? E il loro prezzo è quello giusto? Se sosteniamo che il minimo accettabile per il nostro centrocampo siano Modric e Kroos e se pensiamo che tutti i nostri sforzi economici debbano andare a finanziare la ricerca scientifica sul teletrasporto, la risposta a entrambe le domande è chiaramente no. Se invece pensiamo al contesto, la risposta è meno ovvia e deve essere ben ponderata.

Iniziamo col ricapitolare, innanzitutto, quello che è successo lo scorso anno: una squadra un poco rinforzata e con un gruppo abbastanza coeso (salvo eccezioni) è arrivata a un punto dalla qualificazione alla Champions League. Ciò è avvenuto nonostante due periodi di grave black out (il primo, pre-natalizio, atletico, il secondo, quello primaverile, psicologico) e comunque anche grazie a una quota punti necessaria per raggiungere il quarto posto abbastanza bassina, almeno relativamente a quello che si è visto nei campionati precedenti. Il Milan che è ancora in vacanza non ha saputo raggiungere i simbolici 70 punti, ma non ha nemmeno concluso un torneo all’insegna dell’anonimato (in fondo, fino all’ottantunesimo minuto dell’ultima giornata era quarto).

I nostri concorrenti, inoltre, cosa stanno facendo? La Juventus è irraggiungibile, il Napoli ci è superiore, così come forse anche l’Inter (che ha avuto una stagione un po’ al di sotto delle attese, mi è parso di intuire). Tutte e tre si sono migliorate sul mercato finora, e molto probabilmente continueranno a farlo. L’Atalanta si sta lievemente rinforzando, ma dovrà affrontare una competizione europea difficile che le toglierà energie fisiche e mentali almeno fino alla fine dell’autunno. La Lazio sembra rimanere un gradino sotto, mentre la Roma pare debba intraprendere una rivoluzione (o comunque, ha già venduto il suo miglior difensore centrale e sta pensando di vendere la sua punta).

Quali sono gli obiettivi di lungo e breve termine della società? Mettere i conti del Milan a posto e renderlo un club che produce profitti nel lungo, portandolo, nel breve, ad aumentarne la competitività a livello sportivo in modo da aumentare i ricavi (che sono fermi più o meno da una decina di anni, mentre il resto del mondo correva). Competitività, prestigio, vittorie, ricavi, soldi – in altre parole, Champions League ogni anno o quasi.

Il Milan, inoltre, si è un pochettino scansato rispetto alla spada di Damocle del Financial Fair Play. Certo, non siamo tornati ai tempi dei magnati, ma l’accordo che ha portato i rossoneri all’esclusione d’ufficio dalla prossima Europa League lascia maggiori margini di manovra alla proprietà e alla dirigenza rossonere, che certo non potranno lanciare banconote dagli elicotteri, ma qualche assegno in più potranno staccarlo. Inoltre, l’esigenza di avere una rosa profonda viene un poco ridotta, almeno per un anno.

Rispetto a tutto questo, cioè al fatto di avere una squadra che tutto sommato, in maniera un po’ confusa e quasi per eterogenesi dei fini, è stata negli anni un poco risistemata e migliorata tanto da essere stata in gioco per la qualificazione alla Champions League, a uno scenario che vedrà probabilmente confrontarci con una concorrenza che non ci è palesemente superiore, e alla possibilità di poter pianificare un mercato lineare, preciso, che punti al sodo con decisione e con qualche soldo in tasca – in altre parole, rispetto al fatto di essere a un tiro di schioppo dall’avere finalmente non un Milan stellare, ma un Milan da quarto posto – a mio avviso la necessità è quella di muoversi per assicurare alla squadra subito e con pochi equivoci quella competitività che finora è mancata almeno in parte. Visto quello che la nuova dirigenza sta facendo e considerati i nomi nuovi (in campo, in panchina e dietro la scrivania) e quelli che girano, a me sembra che questo sforzo stia mancando.

Non intendo dire, ad esempio, che Giampaolo sia una schifezza e ci porterà al disastro, anzi, bisognerà sostenerlo come (talvolta ingiustamente) non è stato fatto con altri suoi predecessori, ma le belle stagioni sampdoriane sono state precedute da numerosi fallimenti in Serie A e nelle categorie inferiori. Maldini (dopo un anno sotto Leonardo) e Boban, quanto sono in grado di gestire la direzione sportiva di un club come il Milan? E Bennacer, Krunic, Theo Hernandez e tutti quelli di cui si parla, ce lo fanno fare quel lieve ma necessario salto di qualità oppure no?

È vero che i due ex empolesi vanno a coprire le caselle che prima erano occupate da Montolivo, Mauri e Bertolacci (e Bakayoko, a dirla tutta), e quindi rappresentano un miglioramento complessivo, almeno teorico, ma il nostro centrocampo titolare rimane per ora sempre quello, con Kessié, Biglia, Calhanoglu o Paquetà o Bonaventura, con l’equivoco relativo a Suso che è un’ala in una formazione che il prossimo anno invece privilegerà, probabilmente, uno schema senza ali. Hernandez è in prestito, se è un bidone si potrà rispedire tranquillamente a Madrid, ma in quel ruolo siamo pieni, tra Rodriguez, Laxalt, Strinic e, volendo, Calabria: nessuno di questi è Roberto Carlos, ma ancora, continuiamo a girare la stessa minestra nel tentativo di ottenere un sapore diverso, o forse la necessità è quella di andare alla ricerca di ingredienti di maggiore qualità?

A proposito di Bennacer, si fa notare (con buone ragioni) che anche Zielinski giocava a Empoli prima di approdare al Napoli, e oggi tutti o quasi vorremmo uno Zielinski al Milan. Lo reputo un buon argomento, che però ignora alcune cose. Il polacco si era distinto per almeno un paio di anni in un Empoli da metà classifica o comunque da salvezza tranquilla, in seguito ad altre stagioni già giocate in Serie A ad Udine, e soprattutto raggiungeva compagni di reparto del calibro di Hamsik, Allan e Jorginho. Bennacer, no.

Poi, ragazzi, può anche darsi che il franco-algerino guiderà il nostro centrocampo a numerose vittorie per dieci anni, che Krunic sarà un giorno ambito da tutte le grandi d’Europa, che il caratterino di Hernandez si ammorbidirà e parleremo di questo mercato come un capolovoro di lungimiranza calcistica – ci metterei la firma, davvero, non sto facendo alcuna ironia o, peggio, alcun sarcasmo. Può anche darsi che non sia così, però, così come Giampaolo potrebbe non rivelarsi all’altezza di San Siro e, diciamola tutta, così come la decisione di affidare la guida sportiva a Maldini e Boban potrebbe rivelarsi mal calcolata. Fateci caso: dirigenza, panchina, squadra, in nessun caso le scelte effettuate possono essere bocciate a priori, ma tutte, nessuna esclusa, portano un’etichetta ben chiara, quella della scommessa, e allora io non capisco perché, viste le premesse di cui sopra che mostrano in maniera abbastanza chiara quanto poco manchi a mettere in piedi un Milan decente, cioè da quarto posto, non si scelga di puntare su giocatori rodati e dal rendimento sicuro (per quanto possa essere sicuro il rendimento di calciatore, ma vabbé), di mettere quegli euro in più per quel regista non da pallone d’oro ma almeno da palcoscenico internazionale, e invece si sia, finora, fatta una collezione di azzardi tutti – e sottolineo: tutti – da verificare.

E allora, quindi, abbandoniamoci al mondo delle incertezze, abituiamoci ancor di più al pressappoco come sintesi della strategia calcistica rossonera, a quel “vorrei ma non posso” che ormai sentiamo da tanti troppi anni. Speriamo in quell’acquisto, in quell’intuizione, in quel ragazzo della primavera da promuovere in una rosa che già è tra le più giovani in Italia, senza alcuna certezza per il presente. Oppure, magari, chiediamo alla proprietà, cioè al fondo Elliott, di cogliere quest’occasione, di dare quindi a Gazidis, a Maldini e a Boban i soldi per quella spinta finale verso l’alto, al fine di tentare dopo tanta attesa, subito, senza altre esitazioni, di far girare di nuovo la giostra delle vittorie rossonere e dei relativi denari in entrata.

24 commenti su “Senza centro di gravità permanente

  1. Vero, tutta una scommessa.

    Credo che lo scopo sia abbattere innanzi tutto il monte ingaggi e in generale i costi. Mi pare di avere capito che tu avresti preferito aggiungere pochi tasselli alla squadra dello scorso anno giunta a pochi minuti dalla qualificazione (correggimi se sbaglio): credo non sia stato fatto per via della rosa troppo costosa in rapporto al valore tecnico.

    Questo è il vero anno zero (si dice ogni anno, lo so, ma stavolta sembra che ci siamo). Scetticismo e cautela sono più che legittimi: dirigenti senza esperienza (a parte Aivan), nuovi giocatori giovani di supposto talento ma poco noti, un mercato lentissimo (anche in uscita) condotto in gran segreto. Davvero, non so cosa pensare. A parte che le scommesse, pure quelle all’apparenza prive di speranza, talvolta si vincono.

    Giustissimo il distinguo fra Bennacer e Zielinsky.

  2. Esatto, io sono per uno o due acquisti forti (per quello che ci possiamo permettere) e mirati.

    In aggiunta, vorrei aggiungere che reputo l’argomento di Mauro Suma a proposito dei nostri acquisti davvero debole: innanzitutto, davvero prendiamo Biraghi e Defrel come esempi positivi di giocatori provenienti da squadre retrocesse? E Zapata era un giocatore già passato alcuni per il campionato italiano. Infine, vogliamo elencare gli esempi negativi?

    Infine, boss, no, non sono d’accordo col definire questo come l’ennesimo anno zero. L’anno zero è stato il repulisti dell’anno cinese, coi suoi errori certo, ma là la rosa è stata rivoluzionata. A due anni e tre mesi dalla cessione, dell’ultimo Milan berlusconiano sono rimasti solo sette giocatori:

    Donnarumma G.
    Plizzari
    Romagnoli
    Calabria
    Bonaventura
    Suso
    Cutrone

    Considerando che in questa lista ci sono due portieri e quattro prodotti del vivaio, mi pare corretto definire quello, il 2017-2018, l’anno zero, non questo. L’anno zero è anche uno stato mentale che porta a ricominciare da capo e a raccogliere i cocci. Ebbene, io penso che cocci da raccogliere non ce ne siano, perché comunque una squadra, per quanto piena di difetti, è stata costruita.

    Magari un po’ a caso e pestando parecchie cacche, il Milan negli ultimi cinque anni ha:

    1) migliorato costantemente la propria posizione in Serie A (10° posto, 7°, 6°, 6° e 5°);

    2) ringiovanito sostanzialmente la rosa, che al momento è la settima più giovane in Serie A (e la media attuale ci vede più anziani di 0,1 anni rispetto ad Atalanta e Torino).

    Allo stesso tempo, non posso accettare l’approccio che mi sembra sia alla base del nostro mercato. Ora, se la società e chi le è vicino vuole far passare il messaggio che ci vogliano le scommesse e magari che sia necessario solo spostare qualche pedina (Calhanoglu regista), vuol dire che siamo tornati a un approccio pieno di gallianismo pur nelle mani dei critici di Galliani, al “se non esce nessuno, non entra nessuno”, al “siamo a posto così”.

    Il monte ingaggi è sproporzionato rispetto ai risultati, è vero da almeno un decennio. D’altra parte, vista l’evoluzione delle altre grandi squadre, il problema principale è aumentare i ricavi, e farlo con questi che abbiamo comprato o che pare si voglia comprare è, mi ripeto, semplicemente un azzardo.

  3. In termini assoluti il ragionamento di Corrado è perfetto.
    L’unica variabile che però va tenuta in considerazione è che ci sono ancora quasi 2 mesi di calciomercato e le valutazioni andranno fatte solo alla fine. Giudicare ora sarebbe come iniziare a discutere una partita a metà del primo tempo.

    Detto ciò, io avrei per prima cosa avrei investito si sul centrocampo (come è stato fatto) ma puntato a comprare un nuovo regista bravo (subito, non in prospettiva) e adatto al gioco dell’allenatore. In quel ruolo – stanti le lunghe assenze i Biglia – non abbiamo un titolare valido dai tempi di Van Bommel. In più il regista, specialmente in un centrocampo a 3, conferisce identità tecnica e tattica a tutta la squadra. Non mi pare che sia questa l’intenzione della società dato che, avendo già preso Bennacer, dubito compreranno qualcun altro nel ruolo.
    Comunque c’è ancora tempo per puntellare la rosa sia con nuovi arrivi che con le inevitabili cessioni, inevitabili per due motivi: primo perchè su alcuni ruoli (terzino sx, ad esempio) ci sono troppi doppioni, secondo perchè è evidente che bisognerà far quadrare il bilancio e qualche plusvalenza bisognerà pur farla.

  4. Corrado, purtroppo (o per fortuna, lo dirà il campo) Theo Hernandez è a titolo definitivo.
    Ex ante investire 18 milioni di euro e 2 di bonus in un ruolo dove attualmente abbiamo, oltre a lui, altri tre giocatori, non pare la mossa più intelligente.
    Però è veloce dicono, è il difensore con più dribbling nella Liga, piace a Paolino, speriamo bene.

    Per il resto sono da sostituire:
    il fantasma di Montolivo,
    Jose Mauri,
    Bakayoko,
    Bertolacci.

    Quindi anche quantitativamente il centrocampo ha bisogno di giocatori, in particolare tre rincalzi ed un titolare forte, questo ammesso che rimangano tutti gli altri, quindi se Bennacer e Krunic sostituiscono Bertolacci e Jose Mauri, l’upgrade dovrebbe essere facilmente raggiungibile.
    Se Veretout va a sostituire il fantasma di Montolivo, anche.
    Se arriva un grande regista al posto di Bakayoko anche.

    Se, se, se, se …. ovvio che all’8 luglio ci sono tanti “se” e non è detto che la rosa non venga rinforzata anche con 2-3 giocatori di valore assoluto ma a centrocampo servivano, a mio parere, proprio numericamente dei giocatori.

    Attendiamo gli eventi.

  5. Su Bennacer ho appreso ora.
    Pare stia facendo una grande Coppa d’Africa, due volte best player e inserito nel miglior undici delle eliminatorie. Trascinatore dell’Algeria ai quarti. Così leggo e riporto per dovere di cronaca.

  6. Come sempre i pezzi di Corrado, anche quando non mi trovano d’accordo, sono scritti con criterio e forniscono sunti di riflessione interessanti.
    Personalmente non sono d’accordo sul fatto che la squadra avesse già qualità.
    Sinceramente tolti Donnarumma, Romagnoli, Paquetà, Bonaventura (se integro) e Piatek, non vedo giocatori di qualità superiore, prova ne è il fatto che non c’è la fila a casa Milan per acquistarli.
    Il ragionamento sui 2/3 innesti mirati mi potrebbe invece trovare d’accordo alla luce dell’esclusione dalle coppe.
    Tuttavia se la politica delineata dalla società è quella esposta da Aivan, difficilmente potrà essere sbugiardata dopo neanche due mesi, quindi ci tocca adeguarci.
    Secondo me c’è anche un equivoco di fondo: siamo arrivati, di riffa o di raffa, ad 1 punto dalla CHL perché almeno due squadre sulla carta più attrezzate si sono suicidate, mentre quella al nostro livello ha fatto quel punticino in più che serviva per arrivare terza.
    Il gap con la CHL mi sembra ancora ampio da colmare, in generale.

  7. Interessante Ultimo Uomo

    io mi sono segnato queste parole

    un’altra scelta intelligente del Milan ( titolo)

    La sua prima stagione di Serie A è stata eccellente, chiunque abbia guardato una partita dell’Empoli è rimasto colpito dal suo stile di gioco, dal virtuosismo dei passaggi e dei dribbling
    nelle due partite più importanti del girone, quelle con Kenya e Senegal, si è aggiudicato il premio di MVP. ( coppa d’africa)
    è soprattutto con la palla che è riuscito a distinguersi come uno dei migliori centrocampisti del campionato

    Diciamo che mi pento di avere visto così poche partite dell’Empoli….

  8. Sto ascoltando Giampaolo.
    Posso dire una cosa?
    Dicono sia interista (viene riportato un suo virgolettato),
    loda l’allenatore dei ratti di Torino (in quanto suo amico),
    però mi sta simpatico,
    è uno che ha fatto la gavetta e viene al Milan dopo una storia da allenatore, anche in C (fantastico quando ricorda la Cremonese).

    A me piace ma accendete l’aria condizionata a Casa Milan che sta morendo.

  9. Io vedo molta professionalità in Giampaolo, non è scenico né scenografico ma finalmente non sento frasi pubblicitarie, questo è un allenatore di calcio, potrà fallire o farà bene ma è un allenatore di calcio.

  10. Conte ‘testa bassa e pedalare’
    Giampaolo ‘testa alta e giocare’

    La prima squadra di Milano.

  11. Non si può dire che non siano stati convincenti. Tutti. Questi parlano poco ma quando lo fanno sono efficaci, niente da dire. Boban gasa, è un leader. Paolino è più pacato, ma dà tranquillità. Giampaolo è una persona seria e professionale, è il mio allenatore ora, e come ho già detto guai a chi me lo tocca. Mi sembra abbia una voglia pazza di cominciare. Mi è piaciuto.

    Poi ci sarà il giudice supremo, il campo. Boh, chissà. Resto alla finestra.

  12. E’ partito con lo sguardo basso, sembrava patire il palcoscenico importante ma poi si è pian piano ripreso e, finalmente, sciolto un pò. Ha fatto ridere Maldini e Boban con la battua su “Veretu”.

    Ha fatto ragionamenti logici e di buonsenso, ho apprezzato pure io la risposta “testa alta e giocare”

  13. Ogni domanda dove Maldini e Giampaolo erano un po’ in imbarazzo ci ha pensato Boban.
    Boban è un fuoriclasse anche da dirigente.
    Intelligenza e dialettica fuori dal comune.

  14. Boban ha detto:

    “Questa proprietà ha ambizioni molto più di quello che la gente pensa, sinceramente non sarei qua se non fosse così”.

    Io a Boban credo.

    Questo non significa arriveranno i top-players, sia chiaro.
    Ma penso lotteremo per la Champions il prossimo anno, con speranze concrete.

  15. “Questa proprietà ha ambizioni molto più di quello che la gente pensa, sinceramente non sarei qua se non fosse così”.
    Io a Boban credo.

    Mi associo.
    Queste parole sono come una pillolina di ansiolitico al momento giusto.

  16. Adamos8181 (Fu) ha detto:
    8 Luglio 2019 @ 17:35

    senza irriverenza e senza fantasia esagerata
    coem il Vate di Fusignano… dove diceva sempre di aver imparato ? nella fusignatese? :winner:

  17. Sono diventato milanista guardando il Milan di Sacchi, o meglio prima ascoltandolo alla radio e poi finalmente guardandolo, mi ricordo ancora quel Milan-Real Madrid 5-0, non credo di aver mai più visto qualcosa del genere, sprazzi sicuramente con Ancelotti o Capello ma quel dominio lì, a 8 anni di età, dopo aver sofferto l’andata (1-1 e quel colpo di testa di Van Basten)… magari Giampaolo almeno qualche partita mi regalasse quello spettacolo, arrivare quarti divertendoci un po’, magari.

  18. quest’anno abbiamo una gran bella prima maglia, una splendida seconda in bianco e una terza che non mi entusiasma molto. Speriamo che da oggi inizi davvero un nuovo e definitivo cammino verso i traguardi che ci erano familiari.

  19. Andre Silva come lo vedete?
    Per me da seconda punta con Giampaolo potrebbe essere uno Schick.

  20. L importante e’ come lo vede mr g. E come si vede lui.
    E’ tutto nella sua testa
    Sto guardando un intervista di basket
    Sullo sfondo c’e’ questa frase
    Prima di tutto vengono gli uomini

  21. Andre Silva come lo vedete?
    Per me da seconda punta con Giampaolo potrebbe essere uno Schick.

    Mh, sì, qualcosa del genere pure a mio avviso. Per quanto sia stato pessimo negli ultimi due anni, Silva è un giocatore a cui darei l’ultima possibilità.

  22. Mah, ci sono giocatori su cui ho messo una pietra sopra. Uno di questi è Suso, un altro è Calhanoglu. Anche se Giampaolo è il maestro che dicono (e in questo senso sono ancora molto scettico), dubito possa fare miracoli (sono già stati entrambi provati in ruoli diversi con risultati terrificanti). Però sì, a Silva un’altra chance la darei anche io. L’ultima però.

  23. Gazidis

    “L’UEFA tornerà a giudicarci quando torneremo a qualificarci in una competizione europea. Se ci fossero delle anomalie si prospetta un settlement agreement nei prossimi 4 anni. I nostri obiettivi sono gli stessi di anni fa. Settlement o Voluntary? Dipende a come la Uefa sarà posizionato nel momento in cui torneremo sotto la lente d’ingrandimento”

    Quindi queste parole sembrano confermare quanto auspicavamo il giorno della notizia dell’accordo e dell’esclusione quest’anno.
    Il Milan dovrebbe aver ottenuto un tempo maggiore per arrivare al rispetto del break even (aggregato -30 nel triennio di monitoraggio). Ovviamente dobbiamo qualificarci in Europa il prossimo anno per sapere come sarà impostato questo SA, in particolare che obiettivi intermedi dovranno essere raggiunti di anno in anno e che limitazioni avremo.
    In ogni caso il Milan e i giocatori del Milan sanno che se arrivano quarti il prossimo anno giocheranno la Champions, non abbiamo più questa spada di Damocle.

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