Quando mi domandano se il gioco del Milan sia quest’anno di mio gradimento rispondo sempre molto sinceramente che no, non lo è. E aggiungo che, in molte delle partite che ho visto — quindi quasi tutte quelle disputate —, mi sono fatto due palle così. Cosa non mi piace? Non mi piace che la sfera passi così spesso dai piedi del portiere, che si entri così poco nell’area avversaria, che raramente si conquisti il fondo per crossare, che non si verticalizzi quasi mai e che il 90 per cento delle ripartenze vengano vanificate da errori banali o dalla lentezza di piedi e di pensiero di alcuni interpreti. Adoro le squadre difensive, i takle duri, i raddoppi, le palle sradicate dai piedi degli attaccanti avversari, la bava alla bocca e gli occhi della tigre nella propria metacampo, non l’ho mai nascosto; ma se tutto questo non è accompagnato da numerose e veloci ripartenze che puntino con decisione verso la porta avversaria, mi annoio a morte.
Qualcuno potrebbe chiedermi spazientito: vabbe’, ma che cavolo vuoi? Siamo terzi, raramente prendiamo gol, abbiamo un’età media straordinariamente bassa e diversi giocatori molto interessanti in rosa, dell’estetica applicata al calcio hai detto che t’importa come i gossip su Fabrizio Corona: qual è il tuo problema? Il mio problema è che, pur essendo soddisfatto dei risultati finora ottenuti, credo sia il minimo pretendere dai ragazzi qualcosa in più del quasi nulla offensivo a partita che a tutt’oggi, ma specialmente ultimamente, è stato messo in mostra. Poiché non si tratta della vecchia questione che anche l’occhio vuole la sua parte, il mio timore è che quei risultati di cui parlavo poc’anzi, continuando così, potrebbero sfuggirci di mano. E sarebbe un peccato, avendoli appena riassaporati dopo così tanto tempo.
Quanto ho scritto finora chiama in causa inevitabilmente Gattuso. I temperini ( molto azzeccata questa definizione), o come li chiamo io i fucilieri sempre con l’arma puntata, incolpano lui, il suo presunto pertinace difensivismo, financo — e questa è la più bella — la sua completa ignoranza circa gli schemi d’attacco.
E parliamo di Gattuso, allora. Rino ha appena festeggiato le 50 panchine rossonere, con un 50% di vittorie, 17 pareggi e 8 sconfitte. Finora ha espresso un gioco efficace ma, impossibile negarlo, spesso estremamente difensivo. Tuttavia, cari i miei temperini, sorpresona: pure lui si è accorto che qualcosa nel gioco offensivo non torna, e ha dichiarato più o meno ciò che ho scritto prima:
“Mi prendo il positivo degli ultimi risultati, mi prendo il buono della fase difensiva ma giocando così non possiamo durare, mancano ancora 36 punti alla fine del campionato”.
Ahi. Viene quindi a cadere il più importante caposaldo dei temperini (o fucilieri che dir si voglia): ” Il gioco di Gattuso è questo”. Con i conseguenti nomignoli da cretinetti tipo “ottuso, rattuso” et similia. E’ tutt’altro che ottuso Rino, e il suo gioco preferito non è affatto questo. A questo tipo di gioco Gattuso ci è costretto, altrimenti non se ne lamenterebbe. Che prediliga un calcio molto attento alla fase difensiva è un dato di fatto, negarlo sarebbe da stupidi, ma lo sarebbe altrettanto pensare che egli ordini ai suoi di stare così arroccati dietro e di non attaccare mai l’area avversaria. E’ il materiale umano a disposizione di Gattuso il suo e il nostro problema. Il talento c’è, la tecnica individuale pure, ma diversi elementi non hanno la cosiddetta gamba. Sono lenti, insomma. E purtroppo costoro presidiano tutti zone importanti come le fasce laterali, zone di campo nelle quali per eseguire efficacemente entrambe le fasi di gamba ne occorre, e tanta. Non a caso Calabria, al quale la gamba non manca, con l’esperienza sta diventando un signor terzino. Non a caso Abate, che ha soltanto gamba e tecnicamente a Rodriguez potrebbe al massimo lustrare le scarpe, in fase offensiva è molto più presente dello svizzero, per di più non pagando dazio in fase difensiva. Lo stesso vale per Calhanoglu e Suso: bravi tecnicamente, disciplinati tatticamente, ma costretti a non osare troppo in avanti ben sapendo che una ripartenza fulminea sarebbe letale per loro e per la squadra. A tutto ciò va aggiunta la mancanza di un cosiddetto cervello in mezzo al campo, ma questo è un altro discorso ed è un problema a mio avviso meno grave.
Gattuso queste cose le ha capite (così come le hanno capite i nostri giocatori e soprattutto gli allenatori avversari), e ha cercato di usare il buon senso, scegliendo di non sbilanciarsi troppo e di prenderne il meno possibile, che tanto poi un gollettino qua e là si fa (specie con uno come Piatek davanti). Ora, complice forse qualche problema fisico o psicologico conseguente alla conquista del terzo posto (è bene ricordarlo sempre: la rosa è giovanissima), il gioco è diventato oggettivamente inguardabile. Ma come dicevo se n’è accorto anche Rino. E senza consultare gli espertoni del web o dei bar.
8 commenti su “Rino il difensivista”
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che il gioco passi spesso dal portiere non piace neppure a me. Quello che mi piace meno ancora è la mancanza di continuità nelle verticalizzazioni e i tiri fatti al 3° anello.
Gattuso sta comunque lavorando bene ma il suo peso reale lo vedremo l’anno prossimo se, come tutti ci auguriamo, andremo in CL.
E’ ovvio che con gli interpreti attuali, ora, non faremmo molta strada in Europa, quindi mi aspetto un adeguato restyling del parco giocatori.
Con gente in grado di farci fare il salto di qualità le cose potranno cambiare in meglio e anche il sistema di gioco ne trarrà beneficio.
Abbiamo poca qualità in mezzo al campo, qualità che è salita con l’innesto di Paquetà ma non basta. Ecco perché il gioco è quello che è.
A me ad esempio non piace la presenza contemporanea in campo di Baka&Kessiè ma è una scelta obbligata finora.
Quindi diamo per certa la conferma di Rino anche per l’anno prossimo: giusto così o meglio un tecnico più navigato, ammesso che venga da noi?
Io credo che nella situazione attuale, con la necessità di creare senso di appartenenza in un gruppo giovanissimo, Rino sia l’ideale. Poi venga pure il tecnico navigato. Sempre che col tempo non diventi lo stesso Gattuso, tecnico di livello superiore, nel qual caso potrebbe proseguire benissimo lui. Ma ribadisco la mia opinione, nell’immediato futuro saranno fondamentali i ritocchi alla rosa, più che il nome dell’allenatore.
Rimango della mia idea che il del gioco di Gattuso è l’espressione del suo carattere. Diciamo, andando a ricordare i giudizi scolastici, che il ragazzo non ha doti eccelse, ma si applica molto.
Gli faccio spesso critiche cattive, ma poi il bene che gli voglio mette a tacere tutto e spero di andare in Champion e di andarci con lui, perchè sarebbe una carognata troppo grossa non dargli questa possibilità che si sarebbe guadagnato da solo.
Leonardo e Paolo credo sappiano cosa significhi il riconoscimento, l’attaccamento ai colori e la consapevolezza di trasmettere i valori che hanno contraddistinto i momenti più alti e belli del Milan.
Torno comunque a ripetere che i danni fatti l’anno scorso da Mirabelli (che incredibilmente ancora pontifica) sono stati tanti e importanti.
Tendenzialmente sono d’accordo con te. O meglio, con la parte tra parentesi. Trovo irritanti questi suoi continui aneddoti milanisti. Sui danni non sono d’accordo; qualche errore l’ha fatto, ma è difficile stabilire adesso quali acquisti abbia sbagliato e quali no. Personalmente trovo sbagliate le distinzioni in gran voga di questi tempi fra le varie correnti di tifosi milanisti su meriti-demeriti delle (ben) tre dirigenze che hanno costruito questa buona base di rosa. Io propendo per attribuire meriti a tutte tre. Anche se diciamo che l’ultima dirigenza, viste le difficoltà in cui ha dovuto operare, qualche complimento in più se lo merita.
I danni procurati li ribadisco dal campionato dell’anno scorso. Si sono spesi duecento e passa milioni senza valutare acquisti mirati e funzionali. Un polverone mediatico che ha procurato un buco enorme in bilancio. Roba da dilettanti.
Beh, Mirabelli non è che sia stato un dirigente memorabile, ma credo che Gattuso lo abbia scelto lui (almeno assieme a Fassone). D’altra parte, abbiamo avuto tre proprietà diverse in tre stagioni, credo che tutte e tre abbiano meriti e demeriti.
Dalla primavera sono sbucati Donnarumma, Cutrone, Calabria.
Gente come Suso (che, ok, ultimamente gioca male, ma non raramente ha risolto o contribuito a risolvere le partite) o Romagnoli è eredità delle operazioni di mercato di Berlusconi e Galliani.
Tra i titolari abbiamo Kessié, Musacchio, Rodriguez e Calhanoglu che vengono dalla gestione sotto Yonghong Li, così come Biglia – tutti giocatori con alti e bassi (chi più, chi meno), ma che sono stabilmente in campo o quasi. Non dimenticherei lo sfortunato Conti. Certo, nessun irrinunciabile, anzi, c’è più di qualche delusione, ma si scelse di rivoluzionare la rosa, invece di concludere pochi ma eccellenti colpi di mercato (grosso errore dell’estate 2017, non mi stancherò mai di ripeterlo).
Leonardo e Maldini hanno portato Paquetà e Piatek. Quest’ultimo, a sua volta, è arrivato perché avevamo Higuain, il cui acquisto, a sua volta, fu un’operazione che avvenne perché l’anno prima Fassone e Mirabelli avevano comprato Bonucci. Certo, la gestione attuale sembra finora di maggiore successo e speriamo tutti che migliori ulteriormente.
Tornando a Gattuso, i risultati finora sono chiari. In Europa l’anno scorso è stato rimandato, quest’anno bocciato, mentre in patria sta andando decisamente bene. Il gioco è quello che è, ma a) riconosce anche lui i problemi, non li nega né nasconde, e b) in fondo, ognuno fa la zuppa con gli ingredienti che ha. Aggiustata la difesa, davanti le occasioni si sono molto ridotte, questo è vero, ma se la nostra coperta fosse, semplicemente, troppo corta? Tra l’altro, nemmeno mi aspetto un sostanziale miglioramento l’anno prossimo, soprattutto in caso di qualificazione alla Champions League, a meno che la società non effettui una campagna acquisti faraonica e/o numerosi giocatori mostrino un sostanziale e contemporaneo salto di qualità.
In questa fase della storia del Milan, devono contare soprattutto le idee chiare rispetto al lungo termine, a mio avviso. Se ci sono dubbi su Gattuso, a giugno lo si sostituisca. Se non ci sono dubbi, lo si lasci lavorare fino alla fine della prossima stagione, perché tornare a metterlo sulla graticola da settembre sarebbe un gioco da cui ci sarebbe solo da rimetterci.
Da Leonardo e Maldini è arrivato anche Bakayoko.