Le ultime cronache calcistiche nazionali ci informano di un'”inquietudine” (parola usata da Stefano Cantalupi, giornalista della Gazzetta dello Sport) di Leonardo Bonucci rispetto alla sua permanenza al Milan. Si tratta, diciamo, di un sentimento nato dalla combinazione della volontà della società (cinese o americana, vecchia o nuova) di tenere il grande colpo di mercato di un anno fa, della disponibilità, tuttavia, a fare cessioni di fronte a offerte interessanti, e dell’aspirazione del giocatore, tutto sommato, di tornare prima o poi sul grande palcoscenico europeo che sperava di agganciare subito già col Milan (il quale, invece, è in attesa del ricorso al TAS di Losanna per sapere se parteciperà almeno all’Europa League).
Salvo strascichi giudiziari riguardanti il pacchetto azionario e il default della proprietà uscente (improbabili ma possibili, oppure possibili ma improbabili, scegliete voi come calibrare le varie eventualità), si appresta a finire la prima presidenza post-berlusconiana, il Milan di
- Yonghong Li, presidente del club e proprietario della controllante Rossoneri Sport Investment Lux
- Marco Fassone, amministratore delegato e direttore generale
- David Han Li, consigliere delegato e “braccio destro” della proprietà
- Massimiliano Mirabelli, direttore sportivo.
Ora, tra assemblea dei soci e rinnovo del CdA, il Milan cambierà, con la controllante in mano alla Elliott Management Corporation e verosimili cambi a livello dirigenziale (soprattutto per quel che riguarda la parte cinese). Finito il cambiamento, sarà ora di mercato, che, viste anche le nuove date decise dalla Lega Serie A, sarà per i rossoneri breve e, speriamo, positivamente intenso.
In quest’ottica, penso che l’eventuale cessione di Bonucci sarebbe un errore. Un anno fa, l’acquisto del nazionale azzurro mi sembrò positivo ma non necessario, una sorta di eccesso di zelo da parte della nuova dirigenza che voleva mostrare a tutti la forza finanziaria del nuovo Milan. Un giocatore adatto al progetto di difesa a tre dell’allora allenatore Montella, e che però avrebbe faticato non poco ad ambientarsi e la cui stagione, pur tutto sommato non negativa, non è stata priva di ombre e prestazioni non assolutamente convincenti. L’affare Bonucci fu il picco di una strategia di mercato che scelse, al posto di pochi ma sostanziali rinforzi, un decisivo stravolgimento della rosa. Ciò non significa che oggi ci si debba privare del capitano rossonero.
Rebus sic stantibus, il mercato rossonero sarà a saldo zero (anche se sulla stampa filtra la possibilità di una volontà da parte del fondo Elliott di garantire liquidità anche per eventuali investimenti, non solo per le spese correnti). La vendita di Bonucci fornirebbe quelle decine di milioni necessarie a rinforzare altri reparti, è vero. Questo aspetto positivo, però, è controbilanciato da numerosi altri aspetti negativi.
Innanzittuto, l’ormai scarso appeal del Milan sul mercato e di fronte a eventuali investitori (pubblicitari o interessati ad acquisizioni) verrebbe ulteriormente scalfito. La definitiva esclusione dall’Europa League – possibilità tutt’altro che remota – darebbe un ulteriore colpo alla possibilità della nuova dirigenza rossonera di agire per rinforzare la rosa: se tu, Milan, vendi il tuo giocatore tutto sommato più noto e tra i più forti della rosa, e non puoi nemmeno partecipare alle competizioni UEFA, perché io, campione/ottimo giocatore/buon giocatore/astro nascente/atleta in cerca del salto di qualità dovrei accettare la tua offerta, che probabilmente non sarà nemmeno economicamente imbattibile dalla concorrenza?
In secondo luogo, c’è il campo che parla, poiché il reparto che sembra più solido di tutti è proprio quello difensivo. Il duo Bonucci-Romagnoli in mezzo fornisce certe garanzie, a destra Calabria viene da una buona stagione e si aspetta il recupero di Conti (ah, se tornasse quello visto a Bergamo!). A sinistra, Rodriguez e Strinic non fanno impazzire, ma non fanno certo gridare all’emergenza. Sappiamo, invece, che a centrocampo Kessié non ha riserve all’altezza, che Bonaventura, pur essendo a mio avviso un giocatore eccessivamente criticato, ha i suoi passaggi a vuoto (oltre a un procuratore che è tutto fuorché affidabile), che Biglia e Montolivo (pur essendo il primo migliore del secondo) producono gioco in maniera forse troppo compassata. In attacco, la situazione è ancora più allarmante: il peso è tutto sul giovane Cutrone, vista l’inaffidabilità delle altre prime punte (Silva, Kalinic e il rientrante Bacca), mentre Suso ha una clausola rescissoria che potrebbe farlo partire in qualsiasi momento.
Se il problema sono i soldi, quindi, perché non affidarsi ad altre forme di finanziamento? Donnarumma, ad esempio, dovrebbe essere a mio avviso il candidato ideale per una cessione. Certo, alcuni approdi ora non sono più disponibili, visto l’ingaggio di Buffon da parte del PSG e di Perin da parte della Juventus (l’ex genoano, tra l’altro, veniva da un corteggiamento pluriennale proprio da parte del Milan). Restano forse il Napoli (o Ancelotti si vuole affidare a Meret e Karnezis?), il Real Madrid, qualche squadra inglese – ma non saprei. Fatto sta che con Reina, per cui tuttavia non stravedo, siamo potenzialmente a posto tra i pali. Inoltre, Bertolacci e Bacca, tornati dai prestiti, hanno un mercato o no? Su queste piste bisogna lavorare. Infine: ci servono ancora Kalinic e Silva? Visti l’età e il mondiale, bidonerei subito il croato. Di Suso già ho trattato. Così, si potrebbero trovare i capitali da investire in una prima punta di livello e/o in un robusto rinforzo a centrocampo (quest’ultima è una richiesta esplicita di mister Gattuso).
Riconosco pienamente di essere entrato, così, in pieno territorio Football Manager. Si tratta, questo, di un discorso colmo di se e di ma. Tutto sommato, non sappiamo nemmeno chi sarà a fare il mercato, figuriamoci cosa possa significare ora provare, da tifosi e osservatori lontani, a delineare cosa sarà fatto nel mercato. A occhio, quelli del fondo Elliott ne sanno certamente millemila volte più di me in materia, ma resto piuttosto scettico sul fatto che la ristrutturazione e la rivalutazione finanziaria del Milan possano passare per vie diverse da quello della conservazione e del miglioramento del tasso tecnico e di immagine della squadra. Siamo stato speranzosi con Yonghong Li e, al netto delle nubi sulla natura della sua ricchezza e delle varie teorie del complotto, nonché delle valutazioni sulle strategie e sulle tattiche perseguite, per un’estate la volontà di far ripartire il club non solo economicamente ma anche calcisticamente c’è stata in maniera chiara ed evidente. Scottati dai risultati e dai fatti recenti, forse ora un po’ più di cautela è dovuta. Detto ciò, penso che noi tifosi dobbiamo armarci non di paura e allarmismo, ma semplicemente di un po’ di sana e robusta pazienza. Al netto di tutto, dall’aprile 2017 siamo entrati in una pars construens della storia del Milan – e in quest’ottica, cedere Bonucci non sarebbe, forse, la migliore delle idee.
12 commenti su “An American Saviour?”
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Io non vedo dove potrebbe andare Donnarumma.
Il Real schifa Navas (che non è un fenomeno ma neanche un cesso) solo perché non è una superstar, ma da quel punto di vista negli ultimi 12 mesi le quotazioni di Donnarumma sono calate. Parecchio.
Le altre europee mi sembra abbiano tutte lo slot già coperto o comunque non così prioritario da farci investimenti pesanti.
La destinazione più “naturale” in caso di partenza sarebbe gobbolandia, ma visto quel che hanno già speso la vedo complessa.
Per me Reina finirà a far la riserva di lusso.
O forse la farà Donnarumma.
Sugli americani, proprietà vincenti americane in Europa non me ne vengono in mente tante. A parte lo United (che però era già uno squadrone che vinceva a ripetizione al momento dell’acquisto), le altre proprietà non han proprio brillato; non ricordo onestamente se il Liverpool dell’ultima Champions’ fosse già americano, ma le varie squadre che vincono in casa e in Europa – Real, Barça, Juve, City, Chelsea, Bayern, PSG – di americano han ben poco.
Punteranno a partecipare (il che per voi è uno step up, indeed), ma una volta che siete in top 4 in Italia e giocate la CL il resto è tutto un di più, perché i soldi si fanno anche senza vincere.
Sicuramente ci vorrà enorme pazienza, poiché prima di ricostruire la squadra ci sarà da ricostruire la società dalle fondamenta. Anzi, paradossalmente la squadra è più avanti rispetto alla società in questo momento (sempre che non ci sia il fuggi fuggi generale tanto auspicato da Gazza e soci). A proposito di questo, anche io ritengo che cedere Bonucci sarebbe un errore. Molto grosso (se poi fosse lui a volersene andare, è chiaro che bisognerebbe accontentarlo).
Anch’io ritengo che ad oggi Donnarumma non abbia mercato. Certo sarebbe un errore svenderlo a pochi euro perché forte è forte, lo scorso anno però con la ciliegina della finale di coppa ha fatto una caterva di errori che ne hanno fatto abbassare il valore e di conseguenze le richieste.
Si è vero paradossalmente la squadra è più avanti della società a meno che non venga stravolta in questi giorni di mercato. Se rimanessero i vari Bonucci, Romagnoli ecc. sarebbe un segnale positivo per noi, vuol dire che “si fidano” e che hanno avuto garanzie precise. Certamente non è completa, occorre una riserva di Kessié, Gattuso sembra aver richiesto il ritorno di Kucka, ma soprattutto un “vero” centravanti da almeno 15 gol in campionato.
Per quanto riguarda gli “americani” intanto facciamoli venire, se dovessero essere loro e poi si vedrà, c’è sempre una prima volta 😉
Non sono d’accordo su nulla, Anima.
Donnarumma, volendo, il mercato ce l’avrebbe. È chiaro che non puoi pretendere di ricavarci le cifre già improbabili che venivano sparate un anno fa, ma porterebbe nelle casse bei soldini comunque. A ogni modo, credo che lo sapremo presto se ha mercato o no.
Quanto agli americani, non credo che la nazionalità di una proprietà faccia statistica. Nel senso che per vincere occorrono più che altro soldi, organizzazione e molta fortuna. Se riesci a mettere insieme questi tre fattori, puoi essere anche laotiano, ma vinci. Credo sia un caso se la tradizione alla quale alludi tu è sfavorevole agli yankees.
Il Man Utd era una squadrone prima che arrivassero gli americani, ma è altrettanto vero che il Liverpool faticava anche prima degli americani.
Se non ho contato male, i Glazer dal 2005 hanno vinto 5 campionati, 1 Champions League (e perso due finali), 1 Europa League, 1 Mondiale più una serie di trofei domestici. Lo stop è arrivato nel momento in cui si sono ritrovati a dover gestire il post-Ferguson proprio negli anni di esplosione del City.
I primi americani del Liverpool arrivarono poco prima della finale di Atene vinta dal Milan e durarono tre anni. Quelli dopo hanno preso una società con problemi economici che dopo otto anni ha giocato una finale di Champions League – con entrambe le proprietà, nessun campionato vinto, come dal 1990, tra l’altro.
L’Arsenal americano, in effetti, è stato una delusione continua.
La Roma l’hanno presa da Unicredit (dove era finita per via dei debiti della famiglia Sensi) e la stanno tenendo in quella fascia per cui lo scudetto non lo vinci, ma ti fai vedere abbastanza per incassare (e in più hanno il progetto stadio).
Evidentemente, l’impatto degli americani non è assimilabile a quello che hanno proprietari provenienti da Russia (Chelsea, Monaco), Emirati Arabi (Manchester City) o Qatar (PSG). Tutto mi sembrano, però, tranne che inclini a mandare tutto a puttane – poi, per carità, come dice il boss, noi qui parliamo genericamente di “americani”, ma si tratta di persone, casi e società differenti, nel bene e nel male.
Per quel che riguarda Donnarumma: il Liverpool l’ha trovato un portiere?
Quanto ho scritto questo intendevo dire che non ha mercato alle cifre sparate lo scorso anno.
Comunque se dobbiamo venderlo almeno almeno 40 cucuzze, minimo 35 considerando i 6 mln. di ingaggio.
Ah poi pacchetto completo: fratello, genitori, cane, gatto e playstation.
Non scherziamo!
Se Rugani – che avrà giocato una decina di partite da titolare in tre anni di Juve – vale 40 milioni come dicono, per Donnarumma è più che legittimo chiedere almeno 50 milioni, se non di più, visto che neppure è ventenne.
Pessima stagione o meno.
Il problema è che al juve riescono sempre a ricavare cifre superiori al valore reale dei giocatori che vende, sarà mica perché hanno dirigenti con i controcoglioni?????
Non dico il contrario, ma il mio discorso è che se dobbiamo venderlo per far cassa e conoscendo le “nostre” difficoltà, non credo che arrivi qualcuno ad offrirci sui 50 e passa mln. in questo momento. Sicuramente voranno speculare.
Per venderlo a quelle cifre delle quali si parlava lo scorso anno bisogna aspettare il prossimo anno, sacrificare “ora” Bonucci e sperare che faccia una stagione top.
Ora iniziano a scrivere e a dire sui giornali che Bonucci partirà di sicuro… vedremo fra un mese come sarà la nostra rosa e soprattutto la nostra società.
Quando mi piacerebbe sfanculare tutti i giornalai se fra un mese abbiamo in squadra tutti i migliori di oggi ed in più Higuain.
Ma tanto hanno la faccia come il culo ed anche se dovesse accadere (e non accadrà) avranno il coraggio di dire che loro già “sapevano”!
MarcoVan, Donnarumma immagino vogliate cederlo a determinate cifre.
De Gea, per dire, venne venduto a vent’anni a 21 milioni di euro nel 2011, dopo aver vinto da titolare (e facendo vedere che era un fenomeno) una Europa League e una Supercoppa Europea, da una squadra che manco aveva bisogno di vendere.
Qua si parla di almeno il doppio per un sostanzialmente pari età con un’esperienza internazionale nettamente inferiore che viene da una stagione difficile.
Senza contare la vostra situazione societaria e il procuratore che si è scelto.
Ok che son passati 7 anni e i prezzi sono lievitati parecchio, ma 50/60 milioni in porta li spendi per un top mondo o per qualcuno che sei ragionevolmente certo che lo diventi. Donnarumma ad oggi non mi sembra rientrare nella casistica.
Sugli americani, il discorso è proprio sulla concezione dello sport. Per loro è entertainment, quindi un business. Vincere NON è l’unica cosa che conta (anche se schifo non fa), monetizzare sì. Quindi prima i conti in ordine e poi si investe. Con moderazione perché alla fine dell’anno si vorrebbe staccare dividendi (questo poi è pure un fondo, figuremose).
Poi una società solida e ben gestita è sempre un bell’avere, ma se l’ottimo dal punto di vista economico è rappresentato dal piazzamento, l’obiettivo rimarrà il piazzamento. Se poi si vince meglio, ma se non si vince si vive benissimo lo stesso.
My two cents. 😀
Secondo quando leggo e riporto, giovedì potremmo anche ricominciare a vedere un po’ di luce:
“I rossoneri hanno già recapitato al Tribunale Arbitrale dello Sport il proprio dossier difensivo. Il modus agendi è stato modificato e più che in difesa si giocherà in contropiede: Elliott ha garantito la continuità aziendale e si è proposto come garante, fondamento per il futuro. Rilevando il club ne ha anche azzerato i debiti e proverà ad evidenziare che è stato trattato con maggiore severità rispetto ad altre squadre ugualmente finite in fuorigioco”
Io ho qualche sentore positivo, forse è solo speranza, però
Anima, io invece credo che un ventenne con 125 presenze in serie A (in un Milan con qualche guaio ma pur sempre Milan), con quella stazza, quelle doti fisiche, una cinquantina di cocuzze le valga tutte. La risposta su De Gea te la sei già data da solo: altri tempi. Stiamo parlando di un ruolo particolare, dove il tempo, quindi l’esperienza, porta le doti già innate ad elevarsi esponenzialmente. Beh, io se fossi un DS, di una squadra molto ricca ovviamente, quei soldi lì li spenderei. Hai presente quanto hanno pagato in questa epoca Coutinho, un giocatore soltanto bravo e con molto meno futuro rispetto a Donnarumma? Ruolo normalmente più costoso, obbietterai, ma Coutinho??? 120 più quaranta di bonus? Insomma…