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SALA D’ATTESA – Ma sarà  anche caput mundi?

Real che vince Copa del Rey e Champions, Atletico che porta a casa la Liga, Siviglia che conquista l’Europa League. Questi i verdetti della stagione 2013 – 2014 in terra iberica.
Tralasciando il campo nazionale, due coppe su due (e tre su tre in agosto) sono qui, dove il calcio ormai fa da padrone in Europa, nonostante magnati russi e sceicchi tentino di raccogliere qualcosa in più delle briciole.

Finale di champions descritta nel post della scorsa domenica, finale di Europa League da descrivere oggi. Già, l’Europa League. Competizione che società e media italiani snobbavano fino pochi mesi fa, poi la partecipazione contemporanea di Juve, Fiorentina e Napoli (prima, terza e quarta del campionato) ha riattivato l’interesse di tutti, quindi è diventata Italia League e infine la possibilità per la Juve di fare il double e festeggiare nel suo stadio, facile facile a domicilio. Certo, le aspettative di inizio anno erano di avere una squadra di Torino in finale in Portogallo, e invece ci si è ritrovati con una squadra portoghese in finale a Torino, ma vabbè, poco importa. Portoghese o meno, non c’è stato niente da fare: festeggia ancora la Spagna. 0-0 nei 90 minuti, poi anche nei successivi 30 non si svlocca il risultato. Si arriva ai rigori, chiamati lotteria ingiustamente, secondo me: ci si deve allenare, tecnicamente ma soprattutto mentalmente, per quei 90-100 secondi che possono valere una stagione. La metà campo fatta guardando il portiere e pensando dove tirare, la sistemazione del pallone, l’attesa del fischio e poi TAC, il tiro. Vero, la sfiga (leggasi John Terry a questo punto) può tradirti qualche volta, ma a tirare i rigori ci vogliono le palle. Lo sguardo di Ibra quando va sul dischetto è freddo, concentrato, totalmente diverso da quello di Di Natale versione euro 2008 vs Spagna che sembrava un cuccioo di dalmata di fronte a Crudelia De Mon. Quelli del Siviglia ne han messi 4 su 4, rigori pressochè imparabili, quelli del Benfica 2; merito del portiere andaluso anche, che li ha parati, dato che non sono volati palloni in curva. Il calcio è così, prendere o lasciare.

VALENCIA – E invece a Valencia che succede? Terza città più grande della Spagna, ma club in crisi: economica, indebitato a mille col fisco, societaria, dove il nuovo presidente ha fatto arrestare il vecchio per i troppi debiti, e sportiva, dato che l’ultimo trofeo importante alzato risale a 10 anni fia, circa, la stagione del double liga-UEFA, a cui ha fatto seguito solo la Copa del Rey 2008.
La città vive molto la passione calcistica, molto fedele alla SUA squadra e il Mestalla è un bello stadio, in pieno centro cittadino. Ci sono andato due volte, una gratis con la birra Estrella Damm, sponsor ufficiale del club, e una pagando 5 euro grazie agli sconti di fine stagione (un ottimo modo per riempire lo stadio, cosa che in Italia fanno in pochi). Bello lo stadio e bella l’atmosfera, dato che la prima partita era contro il Basilea, ritorno dei quarti di finale di EL: in pochi credevano nella rimonta dello 0-3 dell’andata, invece ce l’han fatta, rendendo nei 90′ il 3-0 e arrotondando a 5 nei supplementari. Rimonta sfiorata invece in semifinale proprio contro il Siviglia: 2-0 all’andata, 3-0 al ritorno, fino al 94°, quando gli andalusi con un colpo di testa agguantano il gol che vale doppio e regala loro la finale.
Seconda partita, ultima di stagione, vinta 2-1 in un clima da trofeo Birra Moretti, con ritmi estivi e scarso spettacolo.

Come squadra hanno riformato (per davvero loro): il portiere titolare, il brasiliano Diego Alves, non è male, in difesa hanno Joao Pereyra, quel seghino di Senderos, un’ottimo Mathieu a fianco e il promettente Bernat a sinistra; del centrocampo mi piace Seydou Keita, per il resto pochi nomi conosciuti e poca qualità, mentre hanno un attacco molto giovane, tra cui spicca Pablo Piatti.

Il futuro ora sembra essere roseo: Peter Lim, multimilionario di Singapore (quello che voleva comprare il Milan pare) sta rilevando la società, con debiti annessi, promettendo di non essere un nuovo Malaga (un tentativo fallito di replica del City) ma puntando a costruire una squadra degna del nome e della storai valenciana. Difficile arrivare a vittorie, perchè gli spagnoli sotengono che una squadra diversa da Real e Barça vince se ci sono due condizioni simultaneamente: un’ottima stagione della squadra, una pessima stagione delle due regine.

Staremo vedere. Per intanto è SPAGNA CAPUT EUROPA, tra 15 giorni ci sarà dello spettacolo oltreoceano invece…

13 commenti su “SPAGNA CAPUT EUROPA

  1. A me gli spagnoli stanno simpatici, di solito. A livello umano, dico. Ma a livello sportivo ultimamente non li sopporto. C’è un pizzico d’invidia, forse. Calcio, tennis, moto, basket, ciclismo (anche se qui si dovrebbe aprire un lungo discorso), primeggiano ovunque. Non hanno mai avuto grandi piloti, eppure quello che forse è il numero uno in Formula uno è spagnolo (lasciamo stare che la vettura che guida è una tartaruga). Nel volley hanno sempre fatto cagare, eppure nel 2007 riuscirono a vincere un europeo. Non se ne può più.

    Leggetevi questo di Serafini. E’ perfetto e punta il dito in una direzione ben precisa. E Serafini ne sa di cose, anche se soltanto ultimamente si esprime così chiaramente.

  2. Quindi adesso si parla (quasi) apertamente di ricatti (sul genere ”Io so che tu sai che io so…”)…il prossimo passo?

    Serafini ci ha lavorato per anni con questa gente – e ancora ci lavora, visto dove posta questi editoriali…Scriverne prima? Ma soprattutto, se è vero (ed è vero) che siamo nel bel mezzo di una roba tipo Trono di Spade…chi sta vincendo? Perchè l’articolo picchia forte su entrambi i contendenti…

  3. Ricky, innanzitutto il titolo dovrebbe essere CAPUT EUROPAE (il genitivo!); poi ti volevo chiedere: a Valencia l’hanno mai finito di costruire lo stadio nuovo? La città in sè è stata per anni pompata di soldi (pubblici e privati) dovuti all’America’s Cup (hanno la metro che arriva praticamente ovunque, per dire). Poi sia la città che il club sono rimasti fregati dalla bolla che ha colpito tutta la Spagna – però ci sono stato due volte e della città in sè ho ricordi bellissimi.

    La Spagna ha vinto molti trofei ma penso che il campionato migliore resti comunque quello inglese, che perciò è anche il più logorante, e di ciò si sentono gli effetti nelle competizioni europee.

  4. Secondo me Serafini non ne scriveva prima principalmente per due ragioni. La prima è che deve avere il dente avvelenato da quando è uscito da Milan Channel sbattendo la porta; la seconda è che in rosa aveva molti amici fra i senatori, e probabilmente faceva – diciamo così – spogliatoio, con tutta la – giusta – omertà che ne consegue.

  5. @Marcovan
    è logico, si abbandona la nave prima che affondi…
    ma mi piacerebbe capire chi è riuscito a raggiungere (o è più vicino a farlo) la scialuppa di salvataggio…
    non capisco come Serafini si stia riposizionando, qual è il cavallo vincente?

  6. Nell’elenco di articoli posti sotto all’editoriale leggo perle come ”Con Inzaghi verso il 19esimo.”
    ”Quante occasioni tra i parametri zero!”
    Ecco, diciamo che è facile vedere in controluce una cravatta gialla.

    Serafini invece è impietoso. Ma rimane lì tra loro?
    Ecco, la vedo come una strategia di marketing, scriviamo pro-G ed anti-G, pro-B e anti-B così ci leggono tutti gli schieramenti…

  7. Boh Fre.

    forse non ha intenzione di riposizionarsi e, da milanista vero e di vecchia data (su questo non ci sono dubbi), è sinceramente disgustato da ciò che vede ma soprattutto da ciò che sa – e che probabilmente racconta solo in parte.

    Sinceramente, scorrendo l’articolo mi pare che il suo bersaglio sia principalmente uno: Galliani. Silvietto viene trattato tutt’al più come uno che si è lasciato turlupinare da un sacco di balle (un bel contrappasso, non c’è che dire). E’ anche la mia impressione, sono molto d’accordo con Serafini in questo caso (e non posso certo essere scambiato per uno che tende a sminuire le colpe di Silvietto).

  8. Ricky, innanzitutto il titolo dovrebbe essere CAPUT EUROPAE (il genitivo!); poi ti volevo chiedere: a Valencia l’hanno mai finito di costruire lo stadio nuovo? La città in sè è stata per anni pompata di soldi (pubblici e privati) dovuti all’America’s Cup (hanno la metro che arriva praticamente ovunque, per dire).

    addirittura pretendi il latino?da me?eddaaaiiii :rosik:

    lo stadio nuovo non l’hanno mai finito, ma non manca molto. É questa forse la parte peggiore. Ci hanno speso un sacco di soldi, ora vediamo cosa accadrá col nuovo presidente occhi a mandorla, se si conclude la trattativa.

    Il porto, nella zona dell’america’s cup, é una figata. una parte ora é anche circuito di F1/motoGP, e nel resto del tempo si puó percorrere in bicicletta/a piedi ed è molto bello, diciamo nel senso turistico del termine.

    La cittá é bella, la sistemarono in vari quartieri anni fa, precrisi, ma i classici (dico classici perché sono gli stessi italiani) problemi politici, hanno fatto si che allo sviluppo di un quartiere, per motivi sociali-sociologici non ha seguito lo sviluppo di un altro quartiere, lasciato “in disuso”. Triste perché é la zona vicino la spiaggia e potrebbe diventare una bomba a livello turistico-residenziale-zona per servizi, ma non mi stupisco, essendo italiano.
    La metro uguale. il quartiere rinnovato doveva avere una linea che tuttora manca: ho fatto notare che c’é un cartello che dice “stiamo realizzando il ramo della linea 2 etcetc”, ma mi han risposto che quel cartello é li dal 2004 e nel 2008 hanno fermato i lavori per la crisi.

  9. le parole di jorge jesus sembrano confermate. il che vorrebbe dire che, almeno, affidare la panchina a un’altra ‘scommessa’ come inzaghi non era nelle menti dei nostri dirigenti la primissima scelta

  10. addirittura pretendi il latino?da me?eddaaaiiii :rosik:

    Capra! Capra! Capra! Capra! Capra! Capra! Capra! Capra!

  11. marcovan, il tuo pensieri mi sorprende alquanto.

    se non ti conoscessi, potrei pensare che non hai vissuto tutte le malefatte compiute da quest’uomo.

  12. Elbo, il mio giudizio riguarda questo caso. Se no spiegami come può uno come Silvio (non uno che ama buttare il proprio denaro, semmai quello altrui) cambiare tanto repentinamente idea su una persona e decidere di privarsi di essa pur sapendo che ciò comporta un esborso importante. Qualcuno – e quel qualcuno è evidente che è Galliani – deve averlo spinto a quella decisione con argomenti convincenti – quanto in gran parte gonfiati o inventati.

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