Il primo seghino ospite della nostra rubrica è oggi il nostro capitano Massimo Ambrosini. Lo scrivo con il cuore gonfio di lacrime e con tanta amarezza. Quest’ultima è sicuramente dettata dall’ennesima constatazione nel vedere come, ex grandi giocatori della nostra recente storia, incapaci di individuare i propri limiti anagrafici e convincendosi di poter essere eterni, continuino a rinviare l’appuntamento con il chiodo per appendere le scarpette. In questo modo rischiano di farsi odiare dai tifosi che prima li amavano, perché ogni partita di più si dimostrano indiscutibilmente un peso per la squadra ed in molti casi fungono da tappo verso nuovi acquisti. Nella vittoriosa trasferta di Genova di venerdì scorso, Ambrosini si è reso protagonista di una seghinata epica, una cosa che atleticamente non si è mai vista neanche in una partita tra scapoli ed ammogliati. Mentre stava per finire il primo tempo quando su un’ottima ripartenza del Milan Ibra indugiava apparentemente lezioso con la palla… apparentemente dicevamo, perché il furbo svedese stava aspettando a rimorchio l’inserimento di un centrocampista.
A quel punto si vede sbucare dal teleschermo la chioma bionda di Ambrosini che si inserisce nello spazio vuoto… il passaggio di Ibra è con il contagiri, Ambro è in area e deve solo calciare a botta sicura, ma ecco che accade l’impensabile; al momento dell’impatto con il pallone il nostro capitano cade rovinosamente al suolo come un sacco di merda senza che nessuno lo tocchi e lasciando negli sguardi dei tifosi a casa lo sgomento più assoluto, tutti incapaci di capire le dinamiche, tanto da far gridare quelli più in buona fede al calcio di rigore. Ma rivedendo al replay, la scoperta dell’amara verità… non c’è nessun rigore, nessun contatto anche involontario, nessuna buccia di banana. Semplicemente, stremato dalla stanchezza Massimo è caduto come un ciccione durante l’ora di educazione fisica. Una tristezza infinita si mischia alla rabbia dei suoi ex sostenitori, di chi non avrebbe mai voluto vederlo in queste condizioni ed è stato costretto a gridargli: “ma non è possibile, ma guarda che seghino! Ma schiatta, tu e chi ti rinnova il contratto!!“. Sic transit gloria mundi.
Oggi restiamo in ambito milanese, dal momento che il capoluogo lombardo pare fosse particolarmente prodigo di seghini durante il week-end. Chi si è distinto in tal senso è senz’altro Giampaolo Pazzini. Quest’ultimo, sopravvalutato giocatore da squadra di mezza classifica, grandissimo simulatore ed indisponente “protestatore”, deve gran parte delle sue fortune a ciò che gli forniva Antonio Cassano ai tempi della Sampdoria. Nel gennaio 2011 il passaggio del Pazzo ai cugini dell’Inter, a cercare di infastidire (neanche tante volte) anche con la maglia neroazzurra i tifosi di tutta Italia con la sua esultanza da babbaleo, con quelle due dita sotto gli occhi. Nessuno ha mai ben capito cosa voglia significare e probabilmente la maggior parte dello stivale calcistico spera che il Pazzo cada durante questo fastidioso rito, ma non è questo il luogo ed il tempo per queste dissertazioni, a noi interessa la cronaca.
Sabato, nella gara interna dei cugini contro l’Udinese (persa per 1 a 0, ricordiamolo che fa sempre piacere) Pazzini si incarica di battere un rigore a 4 minuti dalla fine procurato dal Monofinta Diego Milito, quest’anno in versione ectoplasma. Per la statistica, dato l’errore dal dischetto di pochi prima del solito cacasotto Totò Di Natale, sarebbe stato difficile vedere un altro errore simile. Ed infatti è stato così, l’errore di Di Natale se non altro era relativo ad un rigore calciato malino ma comunque in porta. Il Pazzo invece ha voluto esagerare, scivolando goffamente al momento del tiro e calciando il rigore verso il terzo anello (del pianeta Giove), restando al suolo con le mani sul volto mentre i tifosi della sua lurida squadra gli gridavano contro insulti fino alla quarte generazione. Una seghinata epica che è la migliore immagine della stagione dei cugini… uno stupro.