So che Sky sta dedicando uno spazio amplissimo all’inaugurazione del nuovo stadio di proprietà della Juventus. Mi rifiuto per principio di partecipare ad una loro qualsivoglia cerimonia presente e futura, fosse anche dal divano di casa; tuttavia, malgrado tutto il male che voglio ai gobbi, confesso che un pizzico di curiosità la sto provando. Ma resisterò alla tentazione.
Però non posso evitare di pensarci. Insomma, porterà i vantaggi sperati questo importante investimento?
Verrebbe da rispondere un bel sì, o almeno lo crede Adrianone nostro, il quale è solito presentare la questione come uno dei principali ostacoli alla competitività del Milan e dei club italiani in generale rispetto ad altre realtà europee. Dando quindi per scontato che Adrianone abbia ragione, mi domando come mai nessun cronista gli abbia mai domandato perché caspita non se lo costruisce pure il Milan ‘sto cazzo di stadio. Che cosa l’impedisce?
Il costo? Suvvia, con tutto quell’eventuale ricavo sbandierato da sempre da Adrianone non si tratterebbe di certo di gettare soldi nel cesso, bensì di un investimento da parte di una proprietà che – lo rammento per l’ennesima volta – è fra le più ricche del calcio mondiale.
Allora il problema è politico. Sì dai, la solita politica che si mette in mezzo e semina ostacoli burocratici un po’ ovunque come se piovesse. Ah no, neppure questo può essere, il proprietario del Milan qualche piccola influenza politica a Milano e dintorni ce l’ha sempre avuta.
Senza contare che la Reggiana a suo tempo lo stadio se lo costruì. E Reggio Emilia mi pare sia posizionata geograficamente e politicamente in Italia, non nel Burundi. L’inaugurazione avvenne nel 1994, diciassette anni or sono, durante i quali Adrianone anziché parlare e parlare avrebbe potuto benissimo emulare gli emiliani armandosi di cazzuola e cemento e mettendosi al lavoro.
D’altronde lui parla parla, espone i problemi, ma non dice mai che cosa gli impedisce di risolverli. Inoltre il nostro AD si sa, ama alla follia schiantarci i coglioni ripetendo le cose diecimila volte, tuttavia, quando ha la coda di paglia, s’incavola da bestia allorché gli vengano chieste spiegazioni precise su quanto afferma.
Quello di chiederle, le spiegazioni, sarebbe il lavoro di un cronista neppure troppo dotato, diciamo normale, ma questo è un altro discorso; siamo in Italia, Paese in cui i cronisti sportivi sono impegnati come matti da mesi ad intervistare la Pellegrini e Magnini per scoprire: 1) se trombano; 2) da quanto tempo; 3) come l’abbia presa Marin.
E dire che la domanda sarebbe di una semplicità sconvolgente: “Signor (anzi Dottor n.d.r) Galliani, come mai il Milan non ha mai costruito lo stadio di proprietà malgrado lei abbia posto da sempre la questione come fondamentale per il calcio italiano?”.
Giuro che farò sesso col primo cronista sportivo che porrà questa semplicissima domanda ad Adrianone. Purché ovviamente si tratti di Vera Spadini o roba simile.