Lo so che Kubrick meriterebbe maggior visibilità. Ma l'evento, per lo sport italiano, è straordinario. E poi insomma, nessuno impedisce a chicchessia di leggere e commentare il magnifico post che precede questo.
Ma qualcosa dovevo tributare a Francesca Schiavone, autrice di un'impresa che soltanto gli italiani non aficionados di tennis possono stentare a comprendere.
Erano esattamente trentaquattro anni che attendevo questo momento. Dopo Adriano Panatta, l'ultimo tennista italiano a conquistare un titolo del Grande Slam, ho collezionato soltanto delusioni. Poche apparizioni dei nostri eroi della racchetta nelle seconde settimane, ossia dagli ottavi in avanti, di questi tornei che sono il sale del tennis, che fanno la storia di questo sport. E quelle poche apparizioni sono avvenute per merito principalmente delle ragazze e specialmente, negli ultimi anni, di Flavia Pennetta e Francesca Schiavone. La prima brava e bona (non sapete che cosa ho passato quando il tennista figo Carlos Moya me la portò via) (comunque adesso si sono mollati, tiè), la seconda soltanto brava. Entrambe giunte così in alto (fra le prime dieci del mondo) dopo anni e anni di duro lavoro e numerosi sacrifici (sportivi ovviamente, ma pur sempre sacrifici).
Francesca oggi m'ha fatto scendere la lacrimuccia, lo confesso. Francesca è un cagnaccio. Francesca non è un talento tennistico sopraffino, ma adora correre, soffrire, sudare a catinelle, rotolarsi al suolo, sporcarsi, preferibilmente di terra rossa. Con lei il punto lo devi fare non una, ma due o più volte. Francesca ha disputato un torneo memorabile e, pur non essendo di certo un colosso, quest'oggi ha massacrato una specie di fascio di muscoli australiano munito di racchetta, che nei turni precedenti aveva spedito a casa fior di giocatrici sparando terrificanti bordate a destra e a manca.
L'Inter vince la Champions, un'interista (Francesca, ahimé, ha dichiarato di avere questo orribile difetto) una prova del Grande Slam. Ma che caspita di anno è?
Comunque sia grazie Francesca, ti adoro. Però cazzo, adesso che sei nella storia, cambia squadra.