Chelsea – Ieri sono stato allo Stamford Bridge per vedere Chelsea – Bolton. Prima semplice osservazione: il match è stato noioso e mal giocato, ma il Chelsea ha vinto con qualche fatica di troppo. Tre punti pesanti per il possibile trionfo in Premier. Seconda osservazione: la stadio è veramente molto bello e a misura di spettatore. Gli stadi italiani sono obsoleti.
Ancelotti – Mi sono recato allo stadio con un duplice intento: godere dell’atmosfera del calcio britannico; osservare tatticamente il Chelsea di Ancelotti. In altre circostanze ho liquidato la nuova versione “romagnola” dei Blues come troppo ancelottiana. Onestamente, mi devo ricredere. Nella mia testa pensavo di ritrovare tutti i difetti delle ultime 3 gestioni rossonere: 2006/07 (Champions a parte), 2007/08 e 2008/09. Così non è. Dalle tribune ho potuto osservare cose che, come di consueto, non è possibile notare dalla TV. Questa versione del Chelsea, comunque basata sul possesso palla ragionato, inserimento dei terzini e centrocampo a 3 con un mediano basso, presenta 3 differenze rilevanti, che rendono questo sistema nuovamente vincente, al contrario di quanto è avvenuto negli ultimi anni rossoneri.
Fisicità (1) – Molto banalmente questo Chelsea ha molta più fisicità, questo comporta una inferiore qualità di palleggio, ma una maggiore facilità e propensione al recupero palla, al pressing e al movimento senza palla dei due attaccanti esterni o mezze punte; ieri Anelka (che non ricordavo così forte e tecnico) e l’odiato Kalou (ripetutamente chiamato “fucking useless player!”). Per certi versi mi ha ricordato il Milan 2004/05, il miglior Milan della gestione Ancelotti, che però (ahinoi!) non vinse nulla. Un Milan che poteva permettersi una panchina con Abbiati, Stam, Serginho, Ambrosini, Rui Costa, Tomasson, Inzaghi (Crespo).
Obi Mikel (2) – Mikel gioca esattamente nella posizione di Pirlo, ma lo fa in modo assolutamente diverso. Mikel è uno dei calciatori tatticamente più intelligenti che io abbia mai visto su un campo di calcio. A questo si aggiunga il fatto che è discretamente tecnico. Cosa rende Mikel unico nel suo genere? La capacità di trasformarsi da playmaker a difensore centrale in una frazione di secondo, cosa che in Italia ho visto fare solo a De Rossi nella versione spallettiana della Roma. Questa possibilità crea una grande novità nel calcio di Ancelotti: la superiorità numerica non si genera con l’inserimento dei terzini, ma spesso con l’inserimento da dietro dei centrali. Terry e Alex ieri sera si saranno inseriti, proposti o sovrapposti almeno 10 volte a testa in 90 minuti.
Drogba (3) – Che ovvietà direte voi. Vero rispondo io, ma questo Drogba cambia radicalmente il gioco offensivo di Ancelotti. Gli ultimi Milan avevano come schema offensivo: palla a Kakà e preghiamo. In questo Chelsea, la palla tra i piedi di Drogba ha un peso specifico diverso. Se a portar su palla è Kakà correndo fronte alla porta la linea difensiva non può permettersi di salire troppo rapidamente, altrimenti persa palla da Kakà ti ritrovi sostanzialmente “controcorrente” e fuori posizione (o in una situazione di transizione negativa, come dicono gli espertoni in TV). Se invece la palla è difesa e protetta 20 metri più in su da un giocatore fisico e quasi sempre spalle alla porta e frontale ai suoi compagni, accompagnare l’azione diviene più facile, gli inserimenti esterni hanno più possibilità di essere premiati e la circolazione di palla è più verticale potendo godere di un riferimento offensivo stabile e continuo. Tutte queste cose negli ultimi Milan non avvenivano mai. Si giocava quasi sempre senza centravanti e la circolazione diveniva asfittica e per necessità solo orizzontale.
Ok, passiamo oltre. Ho ancora un paio di cose con cui tediarvi.
Milan – Senza girarci troppo intorno. Mi sembra evidente che si è persa un’occasione. Mi sembra sciocco accusare Leonardo per questo. Le colpe sono altrove. Leonardo, pur con i suoi limiti, ha fatto dei miracoli. Ha tenuto in corsa una squadra che si pensava morta. Due sole cose imputo a Leonardo. La partenza orrenda. Ha sbagliato a pensare di poter riprendere il filo mollato da Ancelotti, perché costretto dal Senato rossonero. Non aveva gli strumenti per farlo. Avrebbe dovuto iniziare a tamburo battente con la sua idea di calcio. I punti che ci mancano, forse li abbiamo persi ora, ma forse li abbiamo persi all’inizio ricercando una verginità ormai perduta. In secondo luogo, l’ostinazione recente nel presentare Pirlo e Seedorf insieme. Lo squilibrio è evidente e oltre al danno si aggiunge la beffa di un Ronaldinho soffocato dalla presenza del giocatore del Suriname. Ma poco cambia in realtà, dato la stato attuale della squadra, con il Catania probabilmente si sarebbe pareggiato anche con Ambrosini, Gattuso e Flamini contemporaneamente in campo.
Calciopoli – Sul tema non ho voglia di dilungarmi molto. Mi preme solo evidenziare una serie di passaggi logici e consequenziali, che spesso vengono trascurati. Il “gruppo-Auricchio” intercetta per mesi migliaia di telefonate. Queste vengono tutte fedelmente registrate e trascritte. Di queste se ne fa una cernita: le ipotetiche “penalmente rilevanti” in un mucchio, le altre in un altro a giacere chissà dove quale mero esempio di dedizione al lavoro. L’informativa sulle penalmente rilevanti finisce a Napoli dai magistrati e da lì una copia vola a Roma per le indagini e il processo sportivo. Le sentenze sportive vengono emesse solo sulla base delle intercettazioni con possibile rilevanza penale, tanto è vero che né Borrelli, né Palazzi, né la FIGC, né alcun organo giudicante è a conoscenza delle intercettazioni emerse in questi giorni. Difatti ne chiedono ora l’acquisizione, ma non ne conosco lo scopo. Tali sentenze sportive colpiscono molte società e molti dirigenti sportivi. Di questi ultimi però, solo alcuni sono ora “protagonisti” del processo napoletano. Ne segue che dirigenti punibili per la giustizia sportiva, non sono al contrario perseguibili penalmente. Cioè intercettazioni “sportivamente” rilevanti, non si sono dimostrate penalmente rilevanti. Alla luce di ciò: perché alla FIGC nell’estate del 2006 giunsero solo le intercettazioni con possibile rilevanza penale? E’ forse la “slealtà sportiva” un crimine o un delitto e quindi questa può essere determinata solo con prove con possibile rilevanza penale? Come sarebbero state giudicate “sportivamente” nel 2006 le intercettazioni di Facchetti se queste fossero state di pubblico dominio come lo sono ora? Quali sono le vostre risposte a queste domande…