Doveva, o meglio, poteva essere la partita della svolta. Come l’anno scorso a Lecce, come tante altre volte che non sto ad elencare. Al novantesimo, avanti di due, anche il più incallito dei pessimisti aveva senz’altro cessato di gufare. E invece puff, il mio sogno (che non era poi chissà che, nulla a che vedere ad esempio con vincere a Win for Life o trombarmi la Hunziker, ma era semplicemente quello di guadagnare consistentemente punti su Fiorentina o Genoa o Samp) s’è infranto un’altra volta, sbriciolato dal micidiale uno-due partenopeo. Evidentemente il cambio in panchina non ha sortito l’effetto da sempre auspicato dall’ex-allenatore dell’Edilnord: "Non esiste che questo Milan, quando è in vantaggio, con tutti i fuoriclasse che ha per nascondere la palla all’avversario, si faccia rimontare, cribbio!!!" Invece no, esiste eccome, sia con Leo sia con Carletto questa squadra manco riesce a nascondere una mentina in saccoccia.
Per un’ottantina di minuti è stato il Napoli che, pur non disponendo di tutti i nostri presunti fuoriclasse, la palla non ce l’ha fatta vedere. Ha avuto un sacco d’occasioni ed un portiere inoperoso (mentre il nostro è stato fenomenale, a riprova che trattasi di caso umano), battuto otto calci d’angolo contro i nostri miseri due, calciato più o meno seriamente verso la porta 18 volte contro le nostre 6, realizzato un possesso palla del 52%. E, al di là di questi dati che non necessariamente incidono sui risultati, il Napoli ha raddrizzato la gara pescando dalla panca. Già, la panca…d’altronde è giusto così: De Laurentiis ha allargato i cordoni della borsa l’estate scorsa, noi abbiamo fatto i pezzenti in giro per il mondo storcendo il naso per due miloncini in più o in meno. Questi dettagli alla fine producono o tolgono punti, non ci sono cazzi.
Detto questo, niente di grave. La trasferta era insidiosa, il nostro recente calendario è stato micidiale sotto l’aspetto psico-fisico, e in fin dei conti siamo a ridosso della quarta classificata che guarda caso verrà a farci visita sabato prossimo insieme al "nostro" Paloschi. Tuttavia mi secca sempre regalare punti al Napoli. Non sopporto il Napoli. Non ho dimenticato la sceneggiata della monetina firmata dalla coppia Carmando-Alemao e quel campionato rubatoci con la complicità di Lo Bello figlio in quel di Verona. Lo so, non è da me recriminare su queste cose, ma giacchè sono anni che tutti quanti ci scassano i maroni con piagnistei vari tipo le telefonate di quel pirla di Meani, ci tengo di tanto in tanto a rinfrescare le memorie non rossonere che infestano la rete.
Ultima cosa: se l’altro ieri in panca ci fossero stati Capello, Lippi, Mourinho o Ancelotti oggi avremmo due punti in più. Beh, ehm, Ancelotti magari no…